Credo anche io, come scrive oggi la coautrice Valentina Pica nella prefazione del volume “La Caiola”, che il fascino di questa storia stia anche nel passaggio di consegne tra due autrici adolescenti avvenuto circa 25 anni fa, da un cassetto dei ricordi di un’Annalena Somma oramai adulta, nelle mani di una Valentina Pica appena adolescente. Una storia quella de “La Caiola” nata nel 1965, completata nel 1999, e che trova finalmente la luce per “Gli specchi di Narciso” di Graus editore nel 2024. Un filo rosso che unisce due ragazze di generazioni diverse, facendole lavorare insieme, in momenti diversi, su uno stesso progetto, senza che si ravveda soluzione di continuità. Non si percepisce infatti, ammesso che ciò possa essere rilevante per il lettore, dove finisca il lavoro dell’una e dove cominci quello dell’altra. Al di là dell’editing che ha ridotto al minimo le inevitabili differenze di impostazione di scrittura tra le autrici, è evidente la totale immersione della seconda nel contesto storico della prima e quindi del tema del romanzo. Sono infatti gli anni 60 a fare da sfondo all’intera storia, percepiti oltre che dai tanti dettagli sapientemente descritti dalle autrici, anche dalle appropriate citazioni dei testi delle canzoni di quel tempo, che, come in un film, fanno da colonna sonora al racconto. Una storia che potrebbe, appunto, ben adattarsi ad una trasposizione cinematografica, così come lo era il precedente lavoro di Annalena Somma “il giorno dell’orso” edito da guida nel 2006

La narrazione de “La Caiola” racchiude in essa la storia di una Napoli bene degli anni 60 attraverso le vicende di una nobile e ricca famiglia del tempo. L’angolo di osservazione, anche se non palesato, è di una adolescente, con tutto il fermento del suo periodo evolutivo. Un fermento che, anche se in tempi e contesti diversi ha trovato pieno consenso nella coautrice adolescente, che ha ripreso 35 anni dopo, il racconto precedentemente interrotto. Il protagonista, infatti, pur essendo costituzionalmente un sessantottino, per la sua indole libertaria più che per ideologia politica, può incarnare di fatto, per analogia, un qualsiasi altro personaggio, nato da quello stesso desiderio di autonomia tipico del periodo adolescenziale.     

Tuttavia, questo non deve far pensare ad un romanzo dedicato a questa fascia d’età. Tutt’altro. La storia, sostanzialmente una favola per adulti, a lieto fine, attraverso una sorta di “candid camera”, scruta nel cuore e nella mente dei componenti di una famiglia napoletana nel contesto di una villa che da “Caiola” “gabbia” (in dialetto napoletano) diviene rifugio o meglio luogo di riferimento per tutti.

Non conosco Valentina Pica, ma credo di conoscere un po’ Annalena Somma, un’infettivologa napoletana che ho ospitato nello studio della Rai di Napoli per la registrazione de “Lo Scaffale” in occasione della pubblicazione del volume “Il giorno dell’orso”.

In un percorso a ritroso nel tempo devo dire che l’impronta della scrittura (ma non solo di quella) de “Il giorno dell’orso” la ritrovo in parte nel volume “La caiola” a testimonianza di un fruttuoso cammino di Annalena già iniziato nell’adolescenza. A Valentina Pica, subentrata successivamente, il merito di aver fatto riprendere vita ad un lavoro che sarebbe andato perso, e….sarebbe stato un peccato.

 

Carlo De Cesare