Proiezioni al crepuscolo

La poesia di Antonio Spagnuolo non smette mai di stupirci. È la dimostrazione palese che nella vita non si smette mai di crescere, non soltanto sotto il profilo professionale, ma anche e soprattutto umano. È un viaggio quello che il poeta compie, un viaggio tra le parole che si fanno compagne di un cammino sempre e solo in salita. Se così non fosse sarebbe inutile scrivere e ancor più leggere versi. È come rinfrancarsi ad una fontana di acqua fredda dopo un lungo e faticoso percorso, consapevoli di aver solo fatto una sosta, una tappa, ma di non essere arrivati perché non si abbia più sete. Ora per la collana “Le stelle di Macabor” Spagnuolo pubblica “Proiezioni al crepuscolo”. Una silloge poetica divisa in tre sezioni: Memorie, Visioni e Carteggi. Apre “Memorie”  la poesia “Prigioniera” alla quale segue  “Rovi”. Entrambi i versi, così come la maggior parte delle composizioni poetiche di questa sezione, raccontano di un tempo trascorso, di cose passate, ma vive ed attuali perché ricordi indelebili del poeta. Così come Kabul 2021, dove purtroppo la memoria collettiva si perde nel baratro dell’ignoranza.

Ha insegnato ben poco il secolo passato

se un atroce destino insiste nelle menti

bacate da ignoranza,………..   

La sezione “Visioni” invece, è ispirata alle opere pittoriche di Mariapia Daidone  a partire da “Aurum” sino alla più recente “Valigie della memoria”. Un “terreno” favorevole a Spagnuolo che ha sempre visto la pittura come un brano di poesia, dipingendo egli stesso quadri.  “Carteggi” la sezione di chiusura del volume non ha un vero e proprio filo conduttore, ma racchiude in essa un po’ tutto il pensiero poetico dell’autore che così ci scrive:

Un filo conduttore delle mie poesie è per lo più la memoria. Allo stesso tempo la ricerca di una luce che illumina viene quasi sempre a svanire lasciando inafferrabile la verità dell’eterno. Il tutto sempre incorniciato nel ricordo di Elena che è stato e sarà un amore sublime. Oggi il mio pensiero tocca mille colori, ma non riesce a incidere qualcuno nel quotidiano.       

CARLO DE CESARE