PAZIENZA IMPAZIENTE

U030, il display dell’accettazione indica il mio numero, giusto 4 giri di ruote per arrivare allo sportello. L’impiegata non riesce a vedermi, ma a stento si sporge e con aria distaccata chiede l’impegnativa. Nessuna parola, digita lettere sulla tastiera tutt’altro che silenziosa, poi con tono di voce monocorde mi dice:
-cinque euro-
Mi allungo, glieli passo e ritorno nel salone.                                                    Stesso numero, ma questa volta tarda a palesarsi.
Dopo un’oretta buona, eccolo che lampeggia: stanza numero 2. Giravolta con la carrozzina, cerco l’ascensore: eccolo, secondo piano. Ci sono.
Il dottore era lì ad aspettarmi. Mi guarda, lo guardo; sembra un incrocio di sguardi tipo duello vecchio film western. Solite domande di rito: Come stai? Come procede?                                                                                                          Ma come deve andare, penso, sono su una cazzo di sedia a rotelle. Ma come vuoi che vada.
Mi alzo come Lazzaro, gambe tremanti, mi poggio al lettino, mi risiedo.
Una martellata sulla gamba destra, una seconda sull’altra che credeva di averla fatta franca. Fanno male, ma non fisicamente, la reazione è quasi nulla, fa male nell’anima. Il dottore mi guarda con gli occhi che prova a tenere bassi, mentre io invece cerco di leggerci dentro per capire. Ora sono affaticato e tanto, le braccia iniziano anche loro a scricchiolare, ad essere sempre più stanche; le gambe invece sono solo in attesa di “Whill” che tarda ad arrivare. Forse avrà trovato traffico. In questa burrasca di eventi aspetto, ma mi accorgo che anche la mia pazienza sta diventando impaziente.

MAURO GALLIANO