Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne un volume di Maurizio Ponticello “La vera storia di Martia Basile” per Mondadori Editore. Un romanzo storico sulle tracce di una sposa bambina del 500. Un libro per ricordare che ancora oggi in alcune realtà del nostro paese la condizione femminile non è poi così distante da quella tra rinascimento ed epoca barocca.

É una storia attendibile, un’ucronia quella che Maurizio Ponticello ci racconta in “La vera storia di Martia Basile per Mondadori. Un personaggio realmente esistito nella Napoli capitale del Viceregno Spagnolo raccontato dal cantastorie Giovanni della Carriola, che della fumosa e travagliata vita di Martia, finita con l’accusa di viricidio sul palco della ghigliottina a soli 21 anni, ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia. Una storia avvolta da un alone di mistero tra censura ed eroismo, che si snoda nelle luci ed ombre della storia collettiva di quel tempo, a dir poco turbolenta, che Ponticello riesce con maestria a far percepire pienamente al lettore. É l’oscuro periodo storico dell’esito infelice della vita di Giordano Bruno, e di quei “venti” di insofferenza che porteranno alle vicende di Masaniello. Tempo di peste, carestia, tempo di povertà materiale e spirituale. Epoca di magie e stregonerie, bandite dalla controriforma. Ed è in questo contesto storico che Martia bambina, privata dell’adolescenza, perché prematuramente data in sposa in cambio di denaro, diviene inconsapevolmente donna e madre, e infine merce di scambio dei debiti del marito.

Un atteggiamento comune nei confronti della donna considerata solo per l’appagamento della mera pulsione sessuale e non accettata come madre se di figlie femmine. Una esistenza contrassegnata dalla sofferenza quella di Martia appena mitigata dall’amore poco prima del triste epilogo della sua vita. Un volume dal quale emerge l’attento lavoro di ricerca dell’autore, che colmando, con un’accattivante narrazione, i vuoti della vicenda tramandata, riporta fedelmente la Napoli di quel tempo, con i suoi vicoli i suoi quartieri e le espressioni dialettali del suo popolo. Come in un affresco Ponticello descrive luoghi e personaggi indimenticabili: la ruota dei pazzi dell’ospedale degli incurabili, le maschere del carnevale, i potenti e gli ultimi di un vacillante viceregno. Figure sbiadite dal tempo, ma ancora ben visibili, sulle pareti di pietra ingiallite dal sole, a chi come l’autore non ha mai smesso di amare la sua città.

Carlo De Cesare