Con L’orizzonte della notte, pubblicato da Einaudi, Gianrico Carofiglio riporta in scena uno dei personaggi più longevi e riconoscibili del panorama narrativo italiano: l’avvocato Guido Guerrieri. Dopo oltre vent’anni dal suo debutto in Testimone inconsapevole, Guerrieri non è soltanto un avvocato penalista. È anche, e soprattutto, uno specchio della complessità contemporanea: della giustizia, della coscienza individuale, del tempo che trasforma.

La trama si concentra su un processo: Elvira Castell ha ucciso con un colpo di pistola l’ex compagno della sorella, un uomo violento e ossessivo che aveva perseguitato e distrutto la vita della donna. Il tribunale deve ora stabilire se si è trattato di legittima difesa o di un omicidio premeditato. Mentre la Corte è riunita in Camera di Consiglio, Guerrieri, seduto nell’aula ormai vuota, rivive gli eventi dell’ultimo anno: lutti, separazioni, solitudine. In attesa della sentenza, si interroga non solo sulla colpevolezza dell’imputata, ma sul senso più ampio del suo lavoro, sulla giustizia e sul proprio posto nel mondo.

Carofiglio costruisce un romanzo dal ritmo riflessivo, in cui la tensione giudiziaria si intreccia a un’intensa analisi interiore. Guerrieri è un uomo che ha perso molto – affetti, punti di riferimento, fiducia – e che ora, quasi in silenzio, cerca di ricostruirsi. Lo fa anche attraverso la psicoanalisi, affidandosi al dottor Carnelutti, figura sobria e ironica, che lo guida in un percorso di autoconsapevolezza. Non ci sono rivelazioni improvvise, ma una lenta e onesta discesa dentro sé stessi.

Al centro, come sempre nella scrittura di Carofiglio, c’è il tema della giustizia. Una giustizia che non coincide mai del tutto con la legge. Il romanzo mostra quanto il diritto sia, talvolta, insufficiente a raccontare la realtà delle persone. E quanto la verità processuale sia solo una delle tante possibili letture. La vicenda di Elvira Castell, e soprattutto quella di sua sorella Elena, vittima invisibile di un sistema distratto, rappresentano una denuncia implicita ma potente sulla violenza di genere e sull’impotenza delle istituzioni.

Lo stile dell’autore rimane quello che i lettori gli riconoscono: essenziale, misurato, incisivo. Carofiglio dosa sapientemente introspezione e dialogo, costruendo una narrazione che procede con lucidità e pacatezza, senza mai scadere nel patetico. Il risultato è un romanzo che è sì un legal thriller, ma anche e soprattutto un romanzo di formazione adulta, in cui si riflette sulla perdita, sulla solitudine, sulla possibilità – sempre fragile – di una rinascita.

L’orizzonte della notte non offre risposte definitive. Ma suggerisce che, anche nel buio, può esserci uno spazio in cui guardare avanti. Non è un libro sull’eroismo, ma sull’umana possibilità di resistere. E forse, in tempi incerti come questi, è proprio la storia di cui abbiamo bisogno.

Mauro Galliano