E in periodo di quarantena lui si vide costretto a sognare, che poi costrizione e sogno nella stessa frase paiono un paradosso bello e buono. Rivisitò le sue visioni oniriche che aveva dimenticato o tralasciato nella corsa di tutti giorni. Le sue ombre, i suoi demoni erano dei muri ma non di quelli lillipuziani su cui ci si siede fuori scuola a ciondolare con le gambe, e non quelli variopinti di alcune case dove la tinta unita non faceva tendenza fra i suoi amici bohemien e alternativi. Erano muri scuri sesquipedalici, muri che si erigevano, fortunatamente, e mai come in questo caso fortunatamente era l’accezione più azzeccata, a mò di colosso.
Minacciosi, di quelli che non sembrano dare speranza. L’incapacità di gestirsi dinanzi al mondo. Il mal di vivere qualcuno direbbe. Ogni tanto perché il mal di vivere, quello tosto e asfissiante si manifestava a fasi alterne. Deo gratias. E in quegli interminabili istanti si materializzava nei suoi pensieri Pessoa come un gemello che riesce a vedere ciò che passa per la testa al fratello e sentirne anche il più piccolo fruscio delle sue emozioni: “Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta…una impossibilità di respirare con l’anima”.
Dunque per poco e ogni tanto si immedesimava in qualcuno, ma non si immedesimava. Non è vero. Era proprio qualcun altro. Gli capitava specie quando era per istrada o più sovente mentre si accingeva a salire su di qualche mezzo di trasporto. Nei luoghi più affollati si manifestava la necessità di essere altrove, ma non desiderava trovarsi in altri luoghi. Il suo altrove era in un altro corpo, in un altro essere, in uno di quegli individui lontani dal suo, oppure, in realtà, più vicino al suo di ciò che egli stesso pensava e per questo gli si confaceva. Un qualcun altro che lo rimpinzasse di eminenza. Una maniera per sfuggire al peso dei minuti interminabili che lo costringevano ad antipatici tête-à-tête con chicchessia.
La prima volta era diventato un esponente delle forze dell’ordine, una figura istituzionale che doveva trasmettere rispetto. Ma dopo aver ingoiato una decina di birre in un locale del centro storico finì stramazzato per strada sotto il ludibrio degli astanti a cui non pareva vero di sghignazzare alle spalle di quell’ubriacone in divisa. Un’altra volta era si era camuffato, no, era proprio diventato un prete che mentre officiava messa, non ricordava più le parole e non sapendo cosa fare aveva ingoiato tutte le ostie del calice.
E a quel punto venne salutato da bordate di fischi da parte dei fedeli. Ed un’ altra volta si era caricato addosso la toga di giudice che doveva emettere un sentenza fra due donne che sostenevano di aver partorito lo steso bambino. E dopo tanti e tanti travestimenti capì che il suo vero destino non era di indossare divise, ma quello di dargli contro. Ecco che dal giorno dopo scese per strada e cominciò a fare man bassa di ogni legge e di ogni regolamento…Ed ora indovinate come finì.