Lello Marangio 

                                 “Per favore non toccatemi i disabili

Cari lettori, se possibile, per questo volume, vorrei darvi un consiglio: Quando lo avrete fra le mani non andate a sbirciare tra le pagine, così come si fa di solito con un nuovo libro, e tantomeno non andate a leggere subito l’ultima parte del volume “La stanza dello scrittore” quella dedicata, come consuetudine nei libri dell’editore Homo Scrivens, all’autore.

Non perché, intendiamoci, ci sia il rischio di svelare chissà quale segreto, il tema tra l’altro è di per sé già chiaro nel titolo, ma perché così facendo vi perdereste, oltre alle divertenti battute, quel sottile velo di ironia che accompagna l’intero lavoro dell’autore, e che va gustato lentamente, anche quando, ahimè, ci sarebbe solo da piangere.

Eh sì, perché come ho scritto in un whatsapp a Lello dopo aver letto il libro: “Questa volta oltre a farmi ridere mi hai anche profondamente commosso”.

È quel paradosso che da sempre accompagna il teatro comico partenopeo, accomunando ironia e disgrazia, e rendendo quest’ultima quasi “di spalla” alla prima.

È l’antica arte della sopravvivenza, del saper sorridere alle difficoltà della vita, guardando sempre e solo con ottimismo al futuro. Una filosofia di vita che l’autore incarna anche come autore testi per il teatro e la televisione.

Il romanzo è di fatto una storia d’amore a tutto tondo, dapprima di coppia, e poi come atto di misericordia nei confronti di una umanità a dir poco distratta che, pur stando in piedi, non riesce a vedere più lontano di chi, non per sua scelta, deve continuare a star seduto.

Una favola? Forse sì, se credere che cambiare le cose solo con la buona volontà e l’impegno di alcuni sia un sogno. Una concretezza di vita invece, se prima di smontare le barriere architettoniche delle nostre strutture smontiamo quelle culturali nelle nostre teste.

È la quotidiana disabilità quella che Marangio ci racconta in questo volume, partendo dalla “banale” rottura di un ascensore, pretesto per raccontare delle oggettive difficoltà di una piccola comunità condominiale, di precarietà condivise, di diritti negati, di un mondo di anime sul web privo di identità. Ma anche di tanta voglia di riscatto, di inclusione. Il tutto supportato da una scrittura agile, ironica, tanto da farsi leggere tutto di un fiato in poche ore,    giusto il tempo che……………. ti riparano l’ascensore.  

Buona lettura

Carlo De Cesare