“Simulate sembianze”                                            

Tentare di tradurre un poeta è sempre un’impresa di notevole impegno, perché difficilmente si riesce a riprodurre quel ritmo e quella musicalità che offre la lingua originale. Il tragitto da ricamare è dunque ardimentoso e non sempre le proposte sono sviluppate in maniera del tutto accettabile. Al momento invece ritroviamo il dettato diretto e colloquiale di una schiera che ha investito il suo ruolo in maniera colorita e che permette di aggregare sulla tavolozza movenze, stilemi, coloriture che hanno lasciato un segno indelebile, in una disinvolta confidenza con il lettore, tra gli esiti più fertili della tradizione del novecento.

L’ardore culturale di Mario Fresa è ben noto a chi naviga tra i flutti della valida poesia.

Con questa rigogliosa raccolta di traduzioni di poeti francesi, edita nella giovanissima collana “Frontiere della poesia contemporanea”, della casa editrice “La Valle del Tempo”, egli incide un ricamo variegato, che apre un eccitante ventaglio tra le pagine di autori che hanno fatto storia nella letteratura.

“Ognuno di noi – egli scrive – dovrebbe imparare a tradurre un poeta, col proposito (difficile e coraggioso) di apprendere a parlare, anche per poche ore, con una nuova voce, dunque provando a rinascere ogni volta.”

Ritroviamo e inseguiamo i versi di Andrè Frenaud, Guillaume Apollinaire, Maurice Maeterlinck, Paul Eluard, Antonin Artaud, Blaise Cendrars,  Renè Char, Jean-pierre Duprey, Raimond Queneau, proposti con abile musicalità e approfondita cura della parola,  con quella genuinità che spicca per la limpida esplosione del ritmo. Ogni poeta ha il suo angolo ben cesellato e si riflette ampiamente nei margini di una rete che unisce il canto nelle diverse tonalità.

Meditazioni, riflessioni, sussurri e vocalizzi, incroci e cerchi chiusi, incisioni e tremori,  emozioni che affollano e luci che lampeggiano, tutto rivissuto nella cifra preziosa del poeta.

La rielaborazione dei versi, così come Fresa ce li propone, ha un ingranaggio eccellente nella ciclica alternanza dei modelli, come azione e sosta riflessiva della scrittura, e come istanza contemplativa e ispirazione fra pubblico e privato. L’impianto rielabora gli spazi ed inquadra la militanza di ogni autore in un tessuto originale, tutto da registrare.

Arricchiscono il volume riproduzioni delle opere pittoriche di Antonia Bufi.

 

Antonio Spagnuolo