Non è facile parlare di poesia soprattutto se i versi sono il risultato di una lenta ma progressiva, e allo stesso tempo, straordinaria evoluzione poetica dell’autore, come accade per “Polveri nell’ombra” di Antonio Spagnuolo pubblicato per la collana “intrecci” da Oedipus.
Perché se è vero che le mutazioni sono fisiologicamente frutto del trascorrere del tempo è altrettanto vero che l’imponente bagaglio della precedente produzione poetica di Spagnuolo (tra l’altro in buona parte tradotta in più lingue) continua a lasciare tracce visibili anche in questi suoi nuovi versi. Dall’assedio della poesia, sicuramente tra le espressioni poetiche più significative dei suoi primi lavori, alle recenti raccolte in memoria della moglie, evidenziate da una costante eccellente fattura, scaturita come sempre, oltre che da una esemplare formazione letteraria, dal profondo dell’anima. Una realtà poetica che ha inizio negli anni 50 con il plauso di Umberto Saba e che continua ancora oggi con lo stesso fervore. “Polveri nell’ombra” è un atto di amore ancor prima di essere una raccolta di versi, ma non solo. Una ricerca poetica, ma anche di cose perdute e mai ritrovate all’ombra dei binomi Eros-Thanatos e Gioventù-vecchiaia costantemente presenti nella poesia dell’autore. Domande senza risposta, alternate da sentenziose pause silenti, testimoni sì, di un credo razionale, ma sempre teso all’irrazionalità dell’Amore. Una poesia concreta, palpabile, forse in qualche modo dettata dalla coerenza della professione medica, che ha accompagnato per lungo tempo la vita del poeta, o più semplicemente dalla grande attenzione di uno scrittore per una umanità perennemente assetata in cerca di ristoro, di una umanità fragile, da sempre agitata dal vento delle sue passioni.
Carlo De Cesare