Un libro, un manifesto, un compendio che si insinua nelle pieghe della storia di Napoli da un punto di vista del tutto femminile, a partire dalla sirena Partenope per giungere alla Pimmentel Fonseca, sino alle donne dei nostri giorni. Le donne di Napoli, ultima fatica della scrittrice Yvonne Carbonaro, nasce da un lavoro appena accennato, ma di grande successo, realizzato verso la fine degli anni novanta, e ad oggi arricchito di elementi storici rilevanti nella narrazione di una Napoli che si tinge di rosa. Una versione Kindle arricchita di dettagli, immagini, ed elementi di natura documentale che consacrano la Carbonaro come scrittrice non solo di immagini ma di fatti concreti. Una minuziosa ricerca storiografica, dalla quale trarre vicende i cui caratteri salienti risultano dispersi nella memoria, seppur immersi nelle consuetudini di un popolo antico e misterioso come quello partenopeo.

Un ponte storico che pone la figura femminile come soggetto narrante dalle varie sfaccettature, prima nella versione mitologica, così come si può notare nelle sculture in tufo delle Matres Matutae conservate nel Museo di Capua, reale e cangiante poi, come variabile in carne e ed ossa in grado di adeguarsi a situazioni complesse fino a coinvolgere il mondo della politica e i suoi effetti.

Una narrazione leggera ed interessante per un lessico scorrevole che, con delicatezza, insegna senza per questo ardire con sofismo nella pretesa di insegnare.

Ci perderemo negli occhi malinconici della principessa Bona Sforza, donna dalla bellezza eterea costretta ad un matrimonio senza amore, la cui intelligenza spinse la nobiltà tutta ad inorridire di fronte all’insinuarsi, da parte di una donna, in fatti di natura politica.

Donne che si ribellano, di rara intelligenza, e in quanto donne le sole in grado di spingersi oltre il sacrificio al fine di raggiungere uno scopo più alto. Donne narranti le sfumature dell’anima con opere eccelse, sia nella scrittura che nell’arte figurativa, come nella scienza e nella filosofia.

Artemisia Gentileschi, Maria Giuseppa Guacci Nobile, Matilde Serao, Elsa Morante, Aurora Sanseverino, sono solo alcuni dei nomi che in seno rappresentano un mondo di conoscenza e di esperienza del quale è giusto comprenderne la natura.

Suddiviso in capitoli che segnano l’impronta nella storia delle donne partenopee, “Le donne di Napoli” induce, più in generale, ad una riflessione sulla condizione femminile che ancora oggi, subisce gli effetti di una cultura retrograda e misogina.

In merito alla Napoli e in generale all’Italia di oggi, è molto forte l’impronta di una nuova femminilità consapevole e costruttiva. Date le mutate condizioni culturali e normative, il numero di donne che si affaccia in tutti i campi sulla scena della società è sempre maggiore, ma la situazione generale non può considerarsi soddisfacente sia a causa del doppio aggravio di fatica e responsabilità, essendosi l’impegno esterno aggiunto alla cura di casa, anziani e figli, alla condizione di maggiore precarietà del posto di lavoro in caso di crisi, alle retribuzioni più basse in alcuni settori, e infine a causa di una troppo persistente situazione di abusi e violenza sulle donne.”

Anna Di Fresco