“Baba Jago” di Doriana Martini

Baba JagoAncora una volta Doriana Martini esprime nel suo recente e avvincente romanzo tutta la sua esperienza, che probabilmente le deriva anche dalla lunga carriera di avvocato penalista, di attenta conoscitrice degli aspetti più complessi e profondi dell’animo umano, raccontandoci una storia che riesce a catturare l’interesse e l’attenzione del lettore, in un susseguirsi di aneddoti e colpi di scena che fanno di questo romanzo un intreccio di garantito successo.

Due donne al confronto, Amanda e Betty, amiche e complici di storie negli anni giovanili, che si ritrovano e si raccontano in una stagione matura della propria vita, fuori città, in una Bergamo avvolta da una fitta cappa di nebbia, metafora per certi versi della nebbia impalpabile che molto spesso avvolge gli umani e lo scorrere delle vicende.

E nello scambio di confidenze accompagnato dall’amarcord tra le figure che più hanno contato nella vita delle due amiche, donne dai temperamenti assolutamente diversi anche se per certi versi complementari, prende corpo e si delinea il loro passato fatto di amori sbagliati, di passioni mal riposte e di nodi irrisolti. Ed in questo scenario prende corpo e si delinea l’attrazione di Amanda per una setta verso la quale s’incammina e da cui sarà travolta grazie alla forza manipolatrice e al potere di plagio di Baba Jago, il Santone che ne è a capo e che trascinerà la donna in un gioco perverso di emozioni, col suo forte e pericoloso potere di seduzione da cui Amanda viene sempre più catturata.

Il susseguirsi degli avvenimenti non va raccontato perché toglierebbe gusto al lettore, ma certamente l’autrice è riuscita a comporre un puzzle di avvenimenti e sentimenti molto efficaci, raccontati con penna agile che è proprio una caratteristica della scrittura della Martini anche nei suoi precedenti romanzi.

Un romanzo denso di significati, di immagini figurate e che sintetizza l’essenza della storia umana, dove alla fine prevalgono il silenzio e la solitudine, perché come scrive Doriana Martini nell’ultimo dei suoi quarantotto capitoli brevi “Tutti cercano di fuggire dal silenzio e dalla solitudine. Ma, invece, quando riesci a chiudere la porta al mondo e se solo con te stesso, nel silenzio e nella solitudine… C’è una voce del silenzio”…

Annella Prisco