Il Sindaco Rosso. Valenzi e il futuro di Napoli” è un bel libro, uscito sotto il segno editoriale dell’Università “L’Orientale” di Napoli, presentato e distribuito in occasione delle due giornate di convegno (13 e 14 febbraio 2020) dedicate al tema dalla benemerita Fondazione Valenzi, guidata da Lucia Valenzi.

Nel libro, che si apre con brevi interventi di Elda Morlicchio (rettrice de L’Orientale e di Lucia Valenzi), scritti importanti, coinvolgenti e “coinvolti”, di Ermanno Corsi, Giustino Fabrizio ed Eleonora Puntillo.

Nel primo, con il titolo “Svolta storica a Palazzo san Giacomo. La vita a Napoli prima, durante e dopo il ˈsindaco rosso”, Corsi rievoca con puntiglio da cronista e avvedutezza da storico, gli anni tra il 1975 e 1983, ma in pratica allungando lo sguardo sino al presente.

Nel secondo, Eleonora Puntillo rievoca con arguta empatia, la “lotta alle clientele, caos del traffico, scelte urbanistiche” di quegli anni, con la premessa-conclusione “ci divertimmo insieme” ( che rimanda in maniera evidente al titolo della bella autobiografia di Maurizio Valenzi, !confesso che mi sono divertito” di diversi anni fa).

Nel terzo, Giustino Fabrizio, tra l’altro responsabile per molto tempo di Repubblica-Napoli, si cimenta ne “le mani nella città. Lo straniero che conquistò la tribù dei napoletani”, in questo caso, l’idea-concetto dei napoletani come una tribù che vive nel ventre di una grande città di mare, e che ha deciso di estinguersi, di pasoliniana memoria.

Alla fine, si potrebbe dire di tutto il libro ciò che è contenuto nelle ultime righe del fitto dialogo che l’Autore costruisce con Guido D’Agostino e che riguarda appunto l’identità di Napoli e dei napoletani. Difficile, quasi impossibile da definire in un solo modo e con termini univoci; si potrebbe provare a individuarla nella suscettibilità ad essere riconosciuti, senza rischio di confusioni e sovrapposizioni. Il che parrebbe proprio, o appropriato, per chi è vissuto e vive dentro questa città, cambiando forme ma restando nella sostanza uguale a se stesso, e però, appunto, solo a se stesso.

Guido D’Agostino, presidente Istituto Campano per la Storia della Resistenza