PENNABLÙ DI LORENZO MARONE, LA CAMORRA VISTA DA UN’ARA AZZURRA.

Che ci fa un pappagallo amazzonico nella villa kitsch di un boss di camorra? E soprattutto, può un’ara blu raccontarci meglio di chiunque altro la realtà di un mondo tanto dorato quanto disperato? Pennablù, il romanzo di Lorenzo Marone, edito da Marotta&Cafiero, parte da una premessa surreale per raccontare la camorra da un’angolazione insolita, poetica e insieme feroce: quella di un volatile esotico che osserva, imita e comprende l’ambiguo linguaggio del potere.

Il protagonista è Totò, una splendida ara blu dal piumaggio brillante, proveniente dalle foreste sudamericane e catapultata, per vie poco chiare, nella dimora appariscente di don Ciro, boss napoletano di medio calibro ma dalle ambizioni smisurate. La villa in cui Totò finisce rinchiuso è una giungla artificiale piena di oggetti inutili, animali finti, stucchi e specchi. Una gabbia d’oro per umani, prima ancora che per uccelli.

All’inizio Totò è spaesato, quasi spaventato, poi osserva, ascolta, imita. Apprende il tono, il lessico e i silenzi del potere. Entra nelle grazie del boss, ne diventa il confidente, il braccio destro, il compagno fedele. Ma dietro la farsa si nasconde un vuoto profondo, una prigionia esistenziale da cui, come Totò, nessuno sembra davvero voler scappare.

Con la consueta scrittura ironica e malinconica, Lorenzo Marone costruisce una favola nera, dove l’assurdo serve a illuminare la realtà. La camorra, qui, non è raccontata attraverso sparatorie o vendette, ma attraverso il paradosso. L’apparato criminale appare come una corte grottesca, dove la ricchezza è solo ornamento e la forza è spesso fragilità mascherata. In questo contesto, Totò non è un semplice animale ammaestrato, ma un osservatore privilegiato, un alter ego narrativo che restituisce l’assurdità del sistema con uno sguardo limpido e spietato.

Il romanzo gioca su più piani: è un racconto di formazione, un’allegoria politica, una satira sociale. E in ogni registro riesce a colpire. Non mancano le domande profonde: cos’è la libertà, davvero? È possibile fuggire da un mondo che ci ha cresciuti e nutriti, anche se tossico? E cosa succede quando ci si rende conto che la gabbia è dentro di noi, non solo attorno?

Pennablù è una lettura originale, capace di mescolare l’incanto della fiaba con la lucidità della denuncia. Fa riflettere mentre fa sorridere, e ci costringe a guardare — grazie allo sguardo di un pappagallo — quel mondo stonato, a volte ridicolo, che troppo spesso accettiamo come normale.

Un libro consigliato a chi ama le storie fuori dagli schemi, ma anche a chi vuole capire meglio, attraverso la letteratura, le contraddizioni di una società che continua a confondere il potere con il rispetto, la ricchezza con la bellezza, la gabbia con la casa.

Mauro Galliano