Vi sarà capitato di arrampicarvi sugli specchi per rispondere ad uno dei tanti “perché?” che spesso i bambini piccoli rivolgono agli adulti sicuri di ottenere una risposta? E che nonostante abbiate cercato di essere il più convincente possibile, ve ne siete beccati un altro più complicato di quello precedente? Eh, sì perché, se è vero che questo fa parte della curiosità di un bambino alla scoperta del mondo, è altrettanto vero che non sempre c’è una risposta plausibile da dare, e non soltanto ai più piccoli.
La storia raccontata da Michele Bisceglia nel volume “Sulle mie spalle, dentro il mio cuore” pubblicato da Franco Di Mauro editore, nasce, non dal desiderio dell’autore di voler trovare una risposta ad un terribile lutto in famiglia, ma dalla volontà di far propri quei “perché?” senza risposta, sino a non sentirne più la domanda. Un lento ma inesauribile percorso interiore, parallelo a quello della vita reale che lo accompagnerà non solo ad accettare la perdita di una figlia di 6 anni, ma a fare di questa incolmabile distanza un ulteriore cammino di crescita. Ed è così che l’opportunità del Cammino di Santiago, forse una predizione della sua stessa figlia, venuta in sogno ad un’amica prima della partenza, diviene occasione per incontrare altre esistenze tanto reali quanto immaginarie, frutto di una mente desiderosa di trovare solo dei compagni di viaggio in questa vita. Una intera umanità in ricerca, affaticata da un bagaglio non ancora alleggerito da quell’inutile peso della quotidiana corsa contro il tempo. Figure note e meno note, ma tutte accumunate dallo stesso desiderio di trovare un unico credo, anche se distinto dalla propria fede. Personaggi teatrali del palcoscenico della vita, pronti a salire sulle tavole per raccontarsi, o per farsi condurre da un canovaccio appena scritto, quasi fosse un vestito da indossare.
È una dichiarazione di amore il libro di Michele Bisceglia “Sulle mie spalle, dentro il mio cuore”, non soltanto per la figlia Diana e per la moglie Rossella, alla quale è giustamente dedicato un capitolo del volume, ma per tutti i lettori che vorranno leggerlo. Il dolore, infatti, si può scegliere di farlo annidare nelle pieghe della pelle, sino a imputridirla, oppure farlo divenire seme di speranza per una nuova vita. Diana ha atteso sino alla fine un donatore di midollo che non è mai arrivato. Una risposta che si è tradotta in un impegno affinché questo non accada mai più. Un desiderio divenuto un progetto: “Gli unicorni di Diana” che la signorilità, di un uomo, prima che di un editore, Franco Di Mauro, ha condiviso senza attendere la risposta editoriale del volume. Tutte risposte ad un “perché?” silenzioso, forse mai pronunciato, ma che in ogni caso non è annegato nell’aridità del suo punto interrogativo.
“……………Se fossi un angelo volerei intorno al mondo, in senso opposto al suo senso rotatorio. Lo farei infinite volte, fino a raggiungere la velocità della luce. Lo farei fino a cambiare il senso rotatorio del pianeta, lo farei fino a andare indietro nel tempo. Poi mi fermerei esausto e sudato. Di sera. Di fronte a casa mia. Mi staccherei le ali, alzerei la testa verso la calda finestra accesa, e mi incamminerei verso quell’abbraccio che tanto mi manca”.
Anna Di Fresco