Perché Fratellino.
Fratellino è il volume di Amets Arzallus Antia, il poeta basco che ha raccontato la storia vera del viaggio, dalla Guinea ai Paesi Baschi, di Ibrahima Balde. Un apprendista camionista dell’entroterra della Guinea, che nell’intento di ritrovare il fratello minore, partito dal suo paese per raggiungere l’Europa, intraprende suo malgrado un viaggio comune a tanti suoi conterranei in cerca di una vita migliore. Una storia che ha colpito il Santo Padre, Papa Francesco, da sempre attento al tema dei migranti e che in occasione della Sua partecipazione alla trasmissione della scorsa stagione di “Che Tempo che fa” consigliò di leggere.
Al di là di questo autorevole consiglio, quello che ci ha spinti a proporre questo volume nel nostro spazio è senza dubbio la testimonianza diretta di chi ha conosciuto in prima persona le disumane sofferenze dei migranti, ma anche l’assoluta mancanza nel racconto di artifizi letterari da parte dell’autore, utilizzati normalmente per dare maggiore incisività al testo. Il volume infatti riporta fedelmente ciò che il protagonista ha raccontato all’autore, lasciando anche alcuni termini nella lingua originale di chi li ha pronunciati.
Si legge infatti in apertura
“ Questo libro è stato scritto a voce da Ibrahima Balde, e a mano da Amets Arzallus Antia.”
Ibrahima nasce in un piccolo villaggio della Guinea, non quella nota, intendiamoci, una Guinea nascosta, profonda, una che racconta un’Africa millenaria ricca di tradizioni e povertà. Un lungo flashback che insiste su un elemento comune, la famiglia, come vincolo che protegge dalla povertà, dalla sofferenza, dalla paura.
Ibrahima nasce a Thiankoi, un villaggio lontano dal mare, in una piccola famiglia composta da padre madre un fratello e una sorella. Dei tre, lui, il maggiore, inizia a lavorare a cinque anni occupandosi di piccole faccende di casa.
La madre, contadina, il padre venditore di pantofole.
Un giorno, quando ancora aveva cinque anni, il padre lo portò con sé verso la capitale Conakry e lì vi rimase per otto anni. Otto anni a vendere pantofole con il vecchio padre sul ciglio di una strada. Un solo amico, per un’infanzia che si muoveva nello spazio stretto di un luogo senza tempo. Ma la vita è mutevole, e in quella anomala normalità sopraggiunse la morte.
Orfano di padre, Ibrahima deve provvedere a la madre e ai fratelli, e le sue gambe iniziano a muoversi alla ricerca del sostentamento, non del futuro.
Bravo, intraprendente e intelligente, impara un mestiere. I soldi, quelli per saziare la fame, arrivano e corrono verso una casa di pietre e argilla, verso una madre stanca, la stessa che una notte ha caricato in spalla perché ammalata.
Il vuoto, però, il volo senza cielo, lo conoscerà soltanto quando il fratello, scompare. Gli diranno poi che aveva raggiunto la Libia. Ibrahima lo cerca, con il disperato bisogno di ricostruire la famiglia, di portarlo a sé, di stringere quel fratello piccolo, Alhassan, quel “fratellino” al quale dava consigli, che proteggeva dal male.
“ Quando attraversi il deserto, a volte soffia un forte vento. Non puoi nemmeno camminare. Devi fermarti e cercare di proteggerti, se non vuoi che la sabbia ti faccia male. Puoi rimanere così un’ora o due ore. Quando il vento si stanca allora puoi riprendere il cammino . Ho camminato per tre giorni, settantadue ore. Solo bevendo acqua. Sempre cercando di non stare troppo vicino alla strada. A volte mi spaventavo (…)”
Ibrahima, incontrerà la crudeltà e con essa il pericolo, la paura, quella vera, nascosta nella sabbia come nel mare, che non è salato, ma amaro per gente come lui che lo incontra per dolore.
Una scrittura diretta, per un racconto ricco di spunti che portano a riflettere sulla condizione umana, sui migranti e sulle motivazioni che spingono quei “numeri” di anime verso l’Europa. Un valido esempio di vita semplice e difficile al tempo stesso, che ci porta a ragionare sullo spazio e sul tempo, aprendo la nostra mente al prossimo, con quel dovuto rispetto nei confronti di chi chiede solo misericordia, appunto, quella di Dio.
Sarà forse per questo che il racconto semplice e doloroso di Ibrahima ha colpito il Santo Padre al punto da indicarne la lettura. La storia di Ibrahima è quella degli uomini come lui che di deserto in deserto inghiottono la paura pur di vivere.
Fratellino di Amets Arzallus Antia e Ibrahima Balde, Feltrinelli Edizioni 2021.
Buona lettura
Anna Di Fresco