Elena Ferrante, l’anonimato, non scelto.
Riprendiamo l’intervista iniziata la scorsa settimana a Lino Zaccaria autore del volume “Elena Ferrante chi è costei” per Graus Editore. Invitiamo, chi non l’avesse già fatto, a leggere dall’inizio, così da comprendere al meglio l’interessante contenuto di questo libro.
Buona Lettura
Torniamo dalla Ferrante. Tra le ipotesi quella di Domenico Starnone, ma anche della moglie Anita Raja, traduttrice tra l’altro per la casa editrice che pubblica i libri della Ferrante. Ma perché il sospetto anche su una donna?
- Sono giunto alla conclusione, peraltro buon ultimo, che dietro la Ferrante ci sia la mano di Starnone sia partendo dal vissuto che mi accomuna ad entrambi, sia comparando i testi. Ma nei contenuti e non nello stile, opera cui altri hanno provveduto. E nell’effettuare questa operazione di confronto fra i contenuti dei testi mi sono reso conto che rinvenivo numerosi passaggi, soprattutto nel secondo e nel terzo volume di L’amica geniale, che difficilmente potevano essere attribuiti ad una mano maschile. Questi passaggi li ho messi in fila e ne è scaturito un capitolo apposito. L’ho fatto anche per una questione di onestà intellettuale: non potevo limitarmi a sfruttare solo i passaggi che me venivano comodi per suffragare la tesi-Starnone. Acclarata, quindi la presenza di una collaborazione femminile era ovvio che i sospetti dovessero convergere su Anita Raja. E’ traduttrice per la casa editrice che pubblica i romanzi della Ferrante, perché non pensare che su un canovaccio predeterminato dal marito possa essersi inserita lei, aggiungendovi il portato della sua sensibilità e quel tocco di fantasia che una traduttrice in genere mette sempre per rendere appetibile il testo scritto in lingua straniera. Peraltro anche nel caso della Raja arrivo buon ultimo, era stata pesantemente tirata in ballo da Claudio Gatti, sul Sole 24 Ore, che era andato a spulciare nella sua denunzia dei redditi, annotando retribuzioni fuori dell’ordinario negli anni immediatamente susseguenti il boom di L’amica geniale.
È vero che tra Lino, Domenico ed Elena (l’amica geniale) ci sarebbe lo stesso liceo frequentato da ragazzi, e se sì in che modo questo ha influito nelle indagini.
- Sì, è vero. E’ il liceo Garibaldi, che Starnone ed io abbiamo frequentato, seppur in anni parzialmente diversi (lui è più anziano di me di tre anni) a cavallo fra gli anni ’50 e ’60. E il Garibaldi lo ha frequentato pure Elena, la protagonista di L’amica geniale. Nelle pagine di Elena Ferrante si rinvengono particolari che solo chi ha frequentato realmente quel liceo e in quegli anni poteva conoscere. E’ singolare pensare che in quei tempi al liceo, oltre me, che non sono Elena Ferrante, e Starnone, ci fosse anche un terzo studente (o studentessa) poi diventato Elena Ferrante. Nata nel 1943, come ammette, proprio nello stesso anno di Starnone. Queste considerazioni sono state alla base delle mie indagini, ovviamente.
Perché l’anonimato di Elena Ferrante de “L’amore molesto” potrebbe essere stata quasi una scelta obbligata se l’autore fosse proprio Starnone.
- Questo è il quesito dei quesiti, il dubbio che milita a favore di quanti sostengono che Starnone non c’entri nulla con la Ferrante. Io non so dare una risposta. Posso solo riferire una supposizione avanzata da un anziano abitante del Rione Luzzatti: Starnone sarebbe ricorso allo pseudonimo Elena Ferrante in occasione di L’amore molesto perché i personaggi del romanzo sarebbero stati sostanzialmente riferibili ai suoi parenti, tuttora viventi al Rione Luzzatti. E non avrebbe firmato per evitare di farli riconoscere e offenderli. Mai potendo immaginare che L’amore molesto potesse riscuotere il successo che in realtà ebbe grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica di Mario Martone. A quel punto, quindi, sarebbe rimasto prigioniero dello pseudonimo. Ma onestamente non so proprio se questa versione sia plausibile. Occorrerebbe che Starnone, anche negando, fornisse spiegazioni.
Con questo volume abbiamo visto un Lino Zaccaria insolito lontano dai temi storici ai quali è sempre stato legato. Cambiato genere?
- Quando ho cominciato a scrivere sul mistero di Elena Ferrante ero già a buon punto con un altro testo, appunto di carattere storico. L’ho interrotto e dovrò riprenderlo presto. In occasione delle ricerche su Corradino di Svevia, che mi hanno portato a pubblicare la biografia, mi ero imbattuto in personaggi di grande rilievo, vissuti nel Medioevo, ma quasi mai citati e sottovalutati. I “naufraghi della storia”, come li definisce il grande medievista Roberto Lopez. Ho approfondito le ricerche anche su di loro e ne è venuto, o sta venendo per meglio dire, uno spaccato storico, a mio avviso, interessante. Spero proprio di poter finire il lavoro entro l’anno prossimo. Su uno dei protagonisti debbo ancora approfondire la ricerca, sulle fonti. E non è semplice. Il cambio di genere, con il libro su Elena Ferrante, è solo occasionale, quindi. Torno e tornerò alla storia, la mia passione.
Grazie e allora appuntamento al prossimo volume.
Carlo De Cesare