Luigi lavò le mani e indossò i guanti di lattice, infilò la tuta protettiva, mise la cuffia sui capelli e la mascherina sul viso. «Trenta minuti» gli disse il collega quando fu pronto.
La guardò al di là del vetro, era immobile e vulnerabile. Sentì di amarla come mai prima.
Il suono della sveglia, acuto e insistente, costrinse Claudia ad aprire gli occhi. Fece scorrere la mano nel letto fino al lato di Luigi: era vuoto. Si voltò e guardò l’ora: le sette e trenta, perché si era alzato così presto di domenica? Si rigirò, chiuse gli occhi e si crogiolò nel tepore del piumone. Si sentì accarezzare i capelli: Luigi era seduto sul letto e la stava guardando. «Buongiorno amore mio, ho preparato la colazione»
«Ma io non voglio alzarmi» protestò lei «Infatti non dovrai farlo» rispose «faremo colazione insieme qui» e mise il vassoio al centro del letto. Si sedette accanto a lei e le imburrò una fetta di pane. Il caffè era caldo e fumante, ne prese una tazza. Le piaceva assaporarlo appena sveglia, Luigi era felice di averle fatto una bella sorpresa.
Claudia era un medico di Pronto Soccorso che sul lavoro non si risparmiava mai, meritava di rilassarsi. Si guardarono negli occhi e sorrisero, poi lui si avvicinò al suo viso, lo prese tra le mani e le diede un lungo, dolce e appassionato bacio. Lei si distese nel letto, lui poggiò a terra il vassoio con la colazione e le si sdraiò accanto. Il
profumo del suo corpo gli entrava nelle narici, nel cervello, nel sangue. L’aveva conosciuta all’università, frequentavano Medicina insieme. Quella ragazza intelligente, dai bei capelli ramati portati sciolti sulle spalle che ogni tanto tirava indietro con tutte e due le mani per raccoglierli in una coda che fermava con la penna, che rideva di gusto con tutto il viso e lo aveva stregato fin dal primo sguardo, ora era sua moglie. Lui così impacciato, timido e introverso, si era sentito l’uomo più fortunato del mondo. Mentre la teneva tra le braccia stringendola contro il suo corpo, sentendo il suo calore, non desiderava altro che stare con lei. Lei lo guardava negli occhi, quegli occhi che dicevano più delle parole: adorava la dolcezza di quell’uomo, la sua tenera determinazione e la sua passione.
Di nuovo la sveglia, ma non l’aveva spenta, si chiese? Cercò di allungare la mano ma non ci riuscì. Tutto intorno a lei divenne sfocato, voleva chiamare Luigi ma la voce
non usciva. «Si è svegliata, respira!» lo sentiva gridare. Non capiva, certo che era sveglia, le aveva portato la colazione, stavano facendo l’amore. Poi lo vide, fuori
dalla sala di rianimazione, gli occhi lucidi di pianto, le mani contro il vetro: si era calato la mascherina dal viso e le urlava:«Ti amo!». Ricordò tutto: il contagio, la febbre, la paura, la rianimazione. Luigi era lì che la guardava ridendo e piangendo e poteva giurare di aver percepito realmente il suo bacio sulla bocca, le sue mani che le accarezzavano la pelle. Sentì di amarlo come mai prima.