Spesso le parole che utilizziamo nella nostra quotidianità, oltre ad avere un loro naturale  percorso etimologico, risvegliano le assopite sinapsi del nostro cervello, facendo riaffiorare alla mente pensieri e ricordi quasi dimenticati. Alfredo Imperatore, che sul percorso etimologico delle parole è oggi alla sua quinta opera, con “Passeggiata tra 102 parole napoletane: da Accucchià a Zoccola” edito da Cultura Nova ci accompagna, mi si consenta il termine, in una “scampagnata” tra le parole, intendendo con questo termine non certo una spensierata, quanto poco impegnativa gita domenicale, ma una gradevole e a tratti anche divertente, se pur rigorosa, disamina di alcune parole di uso comune. L’autore infatti oltre ad analizzare la storia delle parole, le “collega” alla quotidianità,  sia attraverso la struttura delle stesse, che agli eventi da esse richiamati. Pagine di storia tese ad analizzare le espressione idiomatiche dei popoli, e nello specifico allo studio dei legami tra la “parlata napolitana” e la lingua italiana. Una occasione anche per ripercorrere etimologicamente oltre alle parole napoletane, italiane e latine, anche alcuni forestierismi utilizzati sempre più spesso nel nostro modo di comunicare, ed oramai entrati a far parte della lingua italiana Da qui le 102 parole raccolte in ordine alfabetico, da Accucchià a Zoccola, sviscerate ad una ad una attraverso divagazioni linguistiche,fruibili tutte di un fiato oppure consultabili singolarmente in una sorta di dizionario che, come tale, ha buone probabilità di portare a conoscenza del lettore  il reale significato di termini dialettali e non, sino a quel momento in parte o del tutto sconosciuti. Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere, direbbe il grande totò di pagina 34,  alterando forse lo schizzo di fango della pillacchera toscana, o rifacendosi all’inezia della quisquilia di dante e Boccaccio, o ancora all’irrilevante valore della bazza o del bazo, sul quale non concordano gli etimologi. Ma una cosa è certa, che è sempre e comunque cosa da nulla, perché con le parole è possibile giocare, ma per parlare occorre sempre prima “accendere” il cervello.

Carlo De Cesare