Lascia poco spazio all’immaginazione la storia raccontata da Salvatore Testa nel volume “Vuoti a perdere” per le edizioni LFA Publicher, e non per l’epilogo della vicenda, già annunciato in quarta di copertina insieme alle palesate motivazioni, ma perché da cronista la sua penna ha raccontato con obiettività una storia autentica.

Partendo dalla condizione sociale degli anziani, spesso costretti a vivere gli ultimi anni della loro vita lontano dagli affetti più cari, Testa ripercorre la lunga vita amorosa di una coppia di ultra ottantenni, che una patologia neurologica, piombata su uno dei due, rende improvvisamente impossibile da condurre autonomamente come prima.

Gli immaginari protagonisti della storia si ritrovano ad un bivio, vissuto però consciamente da uno solo dei due, sul quale grava la decisione, in merito ad una proposta avanzata dai figli, di un eventuale trasferimento della coppia in strutture diverse, ma adeguate al bisogno di ciascuno, in nome di un millantato beneficio per entrambi.

Una condizione comune a tanti anziani, quella della dipendenza, ma non per questo più agevole da affrontare, soprattutto se le condizioni familiari dei figli, come nella storia raccontata dall’autore, sono tali da non consentire altre soluzioni possibili.

Ma il lungo corso da giornalista di Testa suggerisce un epilogo forte della storia non per riaccendere i riflettori su vicende similari, che con puntualità hanno riempito “inutilmente” titoli e colonne dei quotidiani, ma perché è opportuno che si prenda coscienza, una volta per tutte, che gli anziani sono un bene comune da preservare e non un segmento della società da considerare solo “banalmente” improduttivo. La vita è per tutti un crogiuolo di attese, lasciamo che l’ultima sia vissuta nel miglior modo possibile.

Carlo De Cesare