Il volume “Lamù racconti anime” di Antonio Portella e Tonino Scala per le edizioni Mea è la storia di Lello panettiere, solitario, ma capace di sognare, e di Mario metalmeccanico, sposato, con due figli nella monotonia di un rapporto coniugale. Due vite diverse in un contesto come quello di Ponticelli, antico casale dalle discontinue tracce di bellezza, oggi degradato a quartiere ex operaio, dove è difficile fare progetti, e non soltanto per il futuro, ma già per il domani. E tuttavia basta una palla a trasformare quelle vite diverse, quelle vite da niente in un tutto, dove c’è amicizia, fratellanza, confidenza, condivisione. L’incontro di Lello e Mario il venerdì sera per la partita di calcetto, cui fa seguito la pizza con i compagni e la birra finale tra i due, ne trasforma le esistenze: “i due, dopo le prime chiacchierate, non potevano più fare a meno l’uno dell’altro”. Poi tutto precipita. Mario sostanzialmente non accetta, o pensa di non poter accettare, l’amore di un altro uomo. A lui piacciono o devono piacere le donne, ed è per questo che decide di troncare il rapporto. Per Lello invece no, per lui sembra tutto così semplice: basterebbe che fosse donna, basterebbe che il suo fosse un corpo di donna. É da qui che comincia la sua odissea, quella che raccontava Pino Daniele nella sua canzone “chillo è ‘nu buono guaglione perché a vvote ‘e canzone te pitteno”. E’ proprio da qui che comincia il doloro percorso che lo porterà a rinunziare al suo corpo di uomo e a trasformarsi in una trans attraverso angosciosi mutamenti, fisici e mentali che scateneranno in lui il desiderio di punire a sua volta il genere umano che lo costringe ad umiliazioni e sofferenze; fino al riscatto e all’epilogo in qualche modo prevedibile.

Ma perché tutto questo? Per gli autori la risposta è unica: per amore. Si, perché è l’amore per Mario a spingere Lello alla trasformazione, anche se “non si sentiva sbagliato o intrappolato in un corpo non suo”. Come in altri libri di Scala c’è molta ironia, una napoletanità non da cartolina, ma anche forti convinzioni, teorizzazioni verrebbe da dire, forse anche qualche stereotipo involontario, di troppo. Potremmo anche parlare di un libro che racconta la vita in un mondo in bilico, tra un passato che non ha dimenticato il suo orgoglio operaio, con qualche certezza residuale ostinata, che non impedisce però l’amore e l’amicizia e un presente incapace di vivere le trasformazioni dell’oggi.

Ma “Lamù” è anche un libro in qualche modo inattuale. In un mondo in cui l’unica cifra sembra essere l’anaffettività, l’egoismo, l’indifferenza compaiono invece sentimenti opposti, forti e devastanti, il bisogno dell’altro, la necessità di comunicare, per dare senso ad un mondo ‘di niente’.

Bella la figura di Eva, la trans che guida il protagonista verso la sua mutazione, anche lei capace di compassione e comprensione, più di Lello, forse inadatto ad accettare e convivere la trasformazione del suo corpo.

Roberta D’agostino