La poliedrica personalità di Mario Soldati, uno dei grandi maestri della letteratura del nostro Novecento, ci viene raccontata, con dovizia di dettagli e sfumature che ne mettono in risalto anche alcuni tratti inediti, da Pier Franco Quaglieni nell’interessante volume “Mario Soldati – La gioia di vivere”.

L’autore, amico personale di Soldati con cui fondò insieme ad Arrigo Olivetti il Centro Pannunzio di cui Soldati dal 1980, e per circa un ventennio, fu Presidente, ripercorre con dovizia di dettagli accompagnati da aneddoti personali, la lunga ed intensa esistenza dello scrittore e regista torinese, con un articolato confronto a più voci grazie alle testimonianze di illustri figure del panorama culturale da lui raccolte.

E’ un saggio che si fa leggere con interesse, portando il lettore in stretto contatto con i tratti essenziali della figura dello scrittore, facendone venir fuori gli aspetti anche più strettamente privati ed umani, che mettono in luce il temperamento eclettico di Soldati, uomo dall’approccio talvolta scontroso e rigido, ma al tempo stesso anche oltremodo solare ed amante della vita, con un tratto gioviale che non si smentiva in più aspetti e passioni della sua intensa esistenza, dalla predilezione per il vino di qualità, per il sigaro e lo scopone al gioco delle bocce. Tutti piani da lui vissuti sempre con quel filo di autoironia e sano distacco che proprio per questo fanno di lui un grande maestro e un grande uomo.

E Quaglieni, con la sua lente introspettiva a cui nulla sfugge, ci porta per mano facendoci conoscere tanti lati singolari di Soldati, avvalendosi anche di ricordi di figure molto vicine allo scrittore torinese, col felice risultato di regalarci un articolato puzzle in cui nessun piano viene tralasciato.

Da Soldati giornalista a Soldati autore cinematografico, dallo storico dell’arte all’autore di avvincenti romanzi di narrativa, per cui ci si può soffermare e addentrare in tanti argomenti che vengono sviluppati come maglie di una lunga catena lasciando anche al lettore la possibilità di
scegliere e approfondire tutti i temi trattati, perché ognuno dei numerosi capitoli che compongono le tre parti in cui è suddiviso il libro ha una sua autonomia e compiutezza.

Particolarmente toccanti e cariche di pathos emotivo sono le pagine in cui Quaglieni intervista Soldati sul suo rapporto con Tellaro, luogo d’origine dello scrittore situato sulla mezzaluna affacciata sul mare, la Liguria appunto, pagine in cui emergono tratti di grande umanità e dolcezza molto
diversi da quell’aspetto più spavaldo e ruvido con cui spesso si era fatto conoscere dal grande pubblico, così come sono ricchi di fascino i ricordi che legano Soldati alla città di Torino che tanto ha inciso nella sua formazione e nel suo cammino.

Il volume è arricchito anche da una serie di foto in bianco e nero di momenti salienti della vita dello scrittore che ci riportano inevitabilmente al cospetto di un mondo così lontano e diverso da quello attuale, ma ricco di una robusta tradizione storica e culturale che Quaglieni riesce con forza
a trasmetterci.

Ci sarebbero ancora tante argomentazioni da sviluppare, proprio perchè ogni pagina del saggio apre una finestra su di un tema diverso, ma per concludere scelgo un pensiero di Giorgio Bassani, messo in apertura come epigrafe insieme ad un pensiero di Cesare Garboli e di Pier Paolo Pasolini, e che in qualche modo è la sintesi di tutta la movimentata e ricca vita di Soldati. Scrive infatti Bassani: “L’allegria, l’energia, la vitalità (…) di ogni sua pagina dissimulavano il vuoto, il niente, l’orrore tutto novecentesco del vuoto e del niente.”

Annella Prisco