“C’era una volta”
Un’espressione canonica, spesso utilizzata nell’introduzione delle fiabe dedicate ai bambini. Quasi una formula magica per attirare l’attenzione dei più piccoli su qualcosa di straordinario che di lì a poco sarebbe stato raccontato.
“C’era una volta Bagnoli”
Ma di prodigioso, ahimè, c’è solo in apparenza quella “bacchetta” passata di mano in mano ai vari malcapitati direttori di un’orchestra o inerte o impreparata al cambiamento. Ma il “c’era una volta” di Bagnoli non è solo quello dei ricordi del limpido mare azzurro di Nisida, ma anche di quell’ammaliante insediamento industriale, che miracolosamente aveva portato lavoro in quel “povero” quartiere alla periferia della città.
Ben presto però il seducente gigante di ferro dai poteri straordinari, si sgretolò lasciando al suo posto,come nelle migliori fiabe, un castello stregato e nell’aria e… non solo, l’amara sensazione di essere stati… quantomeno ingannati. Con il dito sinistro e la punta del naso e la caparbietà di chi non si arrende alla paraplegia Gennaro Morra nel 2009 riempiva d’amore per il suo quartiere le pagine virtuali di world raccontando la sua storia e quella della sua famiglia “All’ombra della Grande Fabbrica”.
A distanza di 10 anni da quel grido di dolore si spera sia la volta buona e che il quartiere di Gennaro possa riappropriarsi di ciò che gli è stato sottratto, cominciando dal sorriso sui volti della gente e dello stesso Gennaro al quale crediamo più di ogni altro vadano le discolpe di una istituzione inadempiente: Scusate il ritardo.
Carlo De Cesare