“IL PESO DI SÉ” di Gino Berardi: IL RITORNO DEI SENTIMENTI E L’OMBRA DEL PASSATO

Nel nuovo romanzo di Gino Berardi, edito da Terra Somnia, l’amore perduto diventa detonatore di un viaggio interiore feroce e inatteso

A sessant’anni, Walter Mantelli ha raggiunto l’equilibrio. Professore universitario e scrittore affermato, vive in solitudine, protetto dalla calma di giornate regolate tra meditazione e scrittura. Nessun rimpianto, nessuna ombra a turbare la quiete di un’esistenza ormai benedetta dalla distanza emotiva. Ma il passato, si sa, ha l’abitudine di non restare tale. E in Il peso di sé, l’ultimo romanzo di Gino Berardi, irrompe con il volto di Diana, una passione mai del tutto sopita, riapparsa improvvisamente a trent’anni di distanza.

È l’inizio di una settimana fuori dal tempo: un incontro che rimescola le carte di una vita apparentemente risolta, riportando in superficie desideri, ferite e recriminazioni. In uno spazio sospeso, due sessantenni rivivono le pulsioni dell’amore giovanile, tra rimpianti, tensioni erotiche e la consapevolezza amara di ciò che sarebbe potuto essere. Ma non è solo la memoria a bruciare: è il presente stesso a incrinarsi.

Quando Diana scompare di nuovo, lasciando in dono un libro, la realtà subisce una frattura definitiva. Walter si riconosce nelle pagine, scoprendo una versione della loro storia che gli era stata celata. Un’altra verità. Un’altra vita, mai vissuta. Tradito non solo dai sentimenti, ma dai fatti, l’uomo abbandona ogni forma di equilibrio e medita vendetta. Una vendetta fredda, ragionata, che mina i principi su cui ha fondato tutta la sua esistenza.

Berardi costruisce un romanzo potente e lucido, che indaga il peso delle scelte mancate e il bisogno umano — mai sopito — di risposte. Il peso di sé è il racconto di un bilancio esistenziale in frantumi, una riflessione sul tempo che passa e su quanto le emozioni, anche quando sopite, non perdano mai il loro potere di trasformazione. Una scrittura che scava, con eleganza e precisione, nel cuore della disillusione, lasciando il lettore sospeso tra nostalgia e inquietudine.

Consigliato a chi ama la narrativa introspettiva, le storie che parlano d’amore senza sentimentalismi, e a chi non teme di affrontare le pieghe più profonde del rimpianto e della coscienza. Berardi riesce con finezza e misura a raccontare il dolore senza retorica, l’erotismo senza forzature, la vendetta come ultima forma di disperazione. Un libro che lascia traccia, come solo le storie vere – anche se inventate – sanno fare.

Mauro Galliano