Che un libro possa narrare delle storie, è palese, ma che possa esso stesso, indipendentemente dal suo contenuto, raccontare  il suo vissuto è ben altra cosa. È quello che propone Gilda Valenza nel suo volume “L’incredibile viaggio” pubblicato da Guida Editori. Una narrazione surreale della vita di un volume, nello specifico una copia della tragedia di Shakespeare,: “Romeo e Giulietta”, che durante la sua esistenza cartacea passa da una mano all’altra dei suoi potenziali lettori, regalando di volta un piccolo ma intrigante ritratto del suo momentaneo possessore. Un libro viaggiatore, insomma, che non si lascia intimorire dai compagni del suo scaffale, ma che dalla sua “angolazione” privilegiata  riesce a sbirciare, dall’alto della sua esperienza, nella vita degli “umani”. Ne vengono fuori tanti piccoli spaccati di vita quotidiana, affreschi di gente comune come  una studentessa trasognante, un malinconico professore, una prostituta abusata nel corpo, ma non nell’anima ed infine un clochard dalle doti attoriali, e forse unico in grado di interpretare nel modo giusto quei versi del poeta drammaturgo inglese. Il tutto sotto l’instancabile sguardo di quel volumetto rosso; inconfondibile segno distintivo, frutto di uno scambio involontario, compagno di un viaggio  senza più ritorno.   

Un libro che stimola ad osservare gli uomini da un punto di vista differente, accorto, attonito, quasi come se fosse filtrato dall’obiettivo di una macchina fotografica. Le descrizioni accurate, infatti, fanno intuire che a guidare il lettore sia la maestria di una fotoreporter prima che di una scrittrice.  Gilda Valenza, infatti, è stata più volte definita la “fotografa dell’anima”. Con il suo obiettivo ha sempre dato voce, agli ultimi, a coloro i quali non è data possibilità di replica. Resta nel cuore, infatti, l’intenso reportage sulle detenute pizzaiole, opera raccolta in una mostra dal titolo “ La Menzogna sta nelle cose non fotografate”.

Ed è proprio mediante la fotografia che la scrittrice scandaglia in questo lavoro l’animo umano quasi come se nella pellicola, per usare un’immagine retrò, fosse veramente imprigionata l’anima dei soggetti presi di mira dall’obiettivo. Increspature dell’anima e sogni, ben descritti nelle pagine di un libro dalla narrativa leggera e piacevole che traghetterà il lettore nell’iperbole della vita con la sua durezza senza celare nulla, in una metafora della vita che ci porterà a sentirci un po’ come un libro nella tasca di un giovane distratto.

Anna Di Fresco