IL MIO ASSASSINO di Daniel Pennac: LA PROFONDITÀ DI UNA STORIA SURREALE
Daniel Pennac, rinomato narratore e autore della celebre saga di Malaussène, con Il mio assassino offre un racconto breve ma straordinariamente ricco di significati, capace di sorprendere per il tono ironico e lo spessore delle tematiche affrontate. In poche pagine, Pennac riesce a costruire un universo narrativo compatto, capace di catturare il lettore tra colpi di scena e introspezioni esistenziali.
La cifra stilistica di Daniel Pennac si distingue per la capacità di trattare argomenti complessi con un registro leggero e ironico. Anche in questo volume, l’autore conserva la sua scrittura brillante e fluida, caratterizzata da frasi concise, dialoghi incisivi e un ritmo narrativo serrato che mantiene alta l’attenzione del lettore. Con la sua ironia, Pennac riesce a sfumare la drammaticità delle situazioni senza lasciarsi sopraffare dalla banalità, creando un delicato equilibrio tra umorismo e tragedia.
Con la sapiente scelta della narrazione in prima persona fa sì che il lettore venga nelle emozioni e nelle riflessioni del protagonista. Pennac manipola le aspettative del pubblico, alternando momenti di tensione a pause di leggerezza. La sua prosa, pur mantenendo un tono colloquiale, è sempre accurata e mai superficiale: ogni parola è calibrata per contribuire alla costruzione dell’atmosfera surreale che permea il racconto.
Il mio assassino trascende il semplice racconto di un omicidio per trasformarsi in una profonda riflessione sull’identità e sulle dinamiche tra vittima e carnefice. Pennac invita il lettore a interrogarsi su chi sia realmente l’assassino e chi la vittima, giocando con ambiguità morali e percezioni sfumate. Il protagonista, descrivendo il proprio omicidio, rivela complessità psicologiche che superano la mera cronaca del crimine, toccando tematiche quali il senso di colpa, la vendetta e la possibilità di redenzione.
Il concetto di destino emerge come elemento cruciale della narrazione. L’autore sembra suggerire che i personaggi siano intrappolati in un copione già scritto, incapaci di sottrarsi ai ruoli prestabiliti. Tuttavia, questa visione non è mai rigidamente deterministica: c’è sempre spazio per la riflessione individuale, per il dubbio, e per la possibilità di cambiare il proprio percorso.
La dimensione surreale del racconto funge da metafora della condizione umana, in cui ciascuno è chiamato a confrontarsi con le proprie contraddizioni e paure. Con Il mio assassino, Daniel Pennac conferma la sua maestria nel raccontare storie che, pur nella loro apparente semplicità, celano riflessioni di carattere universale. Ci stimola a guardare oltre le apparenze, a esplorare le zone d’ombra della nostra esistenza e a riflettere sul significato delle nostre azioni. Il mio assassino è un racconto che, nonostante la sua brevissima estensione, riesce a lasciare un’impronta duratura, stimolando il lettore a interrogarsi su sé stesso e sul mondo che lo circonda.
Mauro Galliano