L’estate sta finendo! Riaprono le scuole, ripartono le attività invernali, riprendono le consuetudini annuali e ricominciano anche gli appuntamenti di Gowine all’Hotel Savoy!
Giovedì 26 settembre si è così inaugurato il tour “Autoctono Si nasce” con l’evento “Buono…non lo conoscevo”, alla sua ottava edizione, occasione per incontrare produttori che valorizzano la biodiversità dei loro territori. Oltre ai 19 produttori presenti, altre 31 cantine hanno arricchito l’offerta dell’Enoteca, una sala adibita con un lungo bancone e i sommelier di servizio a raccontare le circa 80 referenze. Il titolo della manifestazione è interessante, già rimanda anche al tema, ma soprattutto incuriosisce, ed è per questo che abbiamo chiesto a Massimo Corrado, Presidente dell’associazione organizzatrice GoWine, di dirci qualcosa in più:
R: L’evento di Roma si svolge dal 2006. Si chiama così “Buono non lo conoscevo” perché legato ad un progetto culturale dell’associazione, volto a far scoprire e valorizzare varietà autoctone rare o in via di estinzione. Oggi questo evento apre un tour in Italia dedicato ai vini autoctoni italiani che da Roma ci porterà a gennaio fino a Milano, ad ottobre saremo a Torino, Genova, Bologna e a novembre a Firenze.
Aderiscono a questa iniziativa molte cantine. Quelle rappresentate qui a Roma sono 50 per 17 regioni e sono cantine che centrano la loro attività soprattutto sul profilo delle varietà autoctone. Ci consentono così anche di rappresentare il tema della biodiversità in un unico contesto con circa 50/60 varietà italiane. Un elemento di grande ricchezza e di conoscenza. Questo è uno degli obiettivi che la nostra associazione, che è un’impresa sociale, persegue perché il tema degli autoctoni è uno dei pilastri su cui operiamo, al fianco dell’enoturismo.
D: Avete scelto anche delle cantine particolari..
Si, perché siamo anche alla ricerca di cantine che abbiano storie da raccontare, profili interessanti, curiosi. Ci sono anche cantine che magari hanno piacere loro stesse di farsi conoscere e vedono noi come un buon tramite e speriamo di esserlo, di esserne in grado. Quelle che non possono partecipare in forma diretta, mandano dei campioni, e quella è un’enoteca molto robusta.
Un parterre di aziende che hanno portato vini che potessero raccontare storia e terrori, spesso in purezza, a volte poco noti, a volte recuperati.
E’ il caso dell’Azienda Agricola Zyme, in provincia di Verona, che per l’occasione, ha portato un insolito autoctono : l’Oseleta!
È il nome del vino, ma soprattutto è in purezza, prodotto con 100% di uve di Oseleta, un vitigno dimenticato, abbandonato perché ritenuto poco produttivo. Loro lo hanno reimpiantato e lo usano anche nella produzione dell’Amarone. In degustazione l’annata 2015, dal naso ampio, con ancora una spiccata acidità e una importante struttura, con una persistenza che lo imprime nella memoria.
Parlando di vitigni autoctoni I Produttori di Manduria (TA) hanno scelto tra i 17 vini quelli prodotti con le uve più rappresentative del territorio:
il sapido e beverino Alice 100% verdeca; l’iconico Aka rosato di primitivo, con il suo corallo rosso in etichetta e sul tappo che già lo racconta; il pluripremiato Lirica rosso 100% primitivo; infine il Madrigale 100% Primitivo di Manduria DOCG Dolce Naturale, una vendemmia tardiva, che ha una freschezza e una piacevolezza, da ricordare un porto giovane.
Altro modo di valorizzare il proprio territorio è indicarlo su ogni etichetta come fa l’Azienda Agricola Pasetti, di Francavilla al Mare (CH). La produzione è stata volutamente spostata dal mare alla montagna rientrando così pienamente all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, logo che appunto è presente su tutte le bottiglie. In degustazione la linea TestaRossa, dal Trebbiano Riserva, al Montepulciano D’abruzzo riserva 2021, e poi il Testarossa Rosato, praticamente un Cerasuolo d’Abruzzo, realizzato fuori dalla DOC, a due passi dal lago di Capodacqua.
Non sono mancati vitigni nuovi, quasi sconosciuti.
È il caso dell’Azienda Agricola Obiz, di Cervignano del Friuli (UD), che produce vini Piwi, ovvero prodotti da viti che hanno un’elevata resistenza ai funghi. Vitigni robusti creati in vigna incrociando specie di vitis diverse.
La linea, che si chiama “L’opposto”, al momento è composta da una varietà a bacca rossa e una varietà a bacca bianca, piantate nel 2017. Il vitigno del rosso è un “Cabernet Volos”, che si, per certi versi ricorda il Cabernet, quello del bianco si chiama“Soreli” ed è invece più vicino ad un friulano, più rotondo.
Insomma, “Buono non lo conoscevo” e un evento con tanti spunti, ma soprattutto uno stimolo ad essere sempre curiosi di scoprire i vitigni che il nostro territorio ha da offrire. Parola di Antonella.
Antonella De Cesare