Inizia con un semplice ma non banale “chi songh’je” e “chi sì ttu!” il volume di Gabriella Cundari e Giovanni Vitiello “Paraustielle Napulitane” (Napule a murzille…) non di certo per un arrogante distinguo tra gli autori, ma anzi al contrario, per presentarsi al lettore nell’unica semplice veste che accumuna entrambi: l’amore per la propria terra d’origine. Eh, sì perché è questo il vero motore che ha permesso ad una “geografa” ed a un autentico “core napulitano”, di fare un breve ma intenso viaggio nella storia della città, attraverso la sua cultura, le sue tradizioni e cosa non da poco…. la sua lingua. Un pozzo senza fine dal quale gli autori hanno sapientemente attinto per preparare tanti piccoli, ma gradevolissimi “murzille”, ispirandosi a quello che fa parte dell’antica arte dell’arrangiarsi dei napoletani, che nel poco trovano, sempre e comunque, qualcosa di buono. E se un avanzo di un pasto può trasformarsi, con un po’ di fantasia culinaria, in una piccola ma gustosa leccornia, ancor più lo sarà la lettura di questo volume, che in quanto ad ingredienti ne ha davvero tanti. A cominciare dai proverbi napoletani “‘e ditte” più o meno antichi che in qualche modo accompagnano tutto il testo, sino alla musica e al teatro che da sempre hanno accompagnato l’intero popolo napoletano. Un pretesto per celebrarne la lingua, anche magari attraverso la gestualità, quel linguaggio universale comprensibile a tutti al di là della lingua parlata. Un viaggio nella storia della città che non poteva non addentrarsi nella fede popolare sino ai labili confini dei miti e delle leggende, patrimonio anche questi della cultura di un popolo. Ma il rapporto con l’aldilà dei napoletani segue l’immortalità dei defunti che continuano ad essere presenti (sotto altre sembianze) nella vita quotidiana. Un rapporto ambiguo ben rappresentato sia dal teatro di Eduardo che dal mitico Totò. Da qui le tante curiosità dei cimiteri di Napoli, di fatto musei a tutto tondo e la vita stessa di una città, che con il suo quotidiano palcoscenico, in scena non solo all’apertura dei sipari degli antichi teatri, accompagna da sempre con musica e testi la vita stessa dei suoi abitanti. Tutto rigorosamente a “murzille”, ad assaggi della grandezza di un boccone, che gli autori offrono ai lettori in grande varietà, su un bel piatto di portata, senza il rischio di fare “indigestione”, ma al contrario con il solo piacere di gustarne, comodamente seduti in poltrona, le raffinate qualità di ciascuno, magari……. accompagnandoli con qualche “sorso” di allegria che di certo, vedrete, non vi mancherà.
Buona lettura
Carlo De Cesare