“Anime”
È l’inestinguibile legame tra vivi e defunti quello che Marino Niola descrive nel volume “Anime” pubblicato da Meltemi. Un saggio che ripercorre l’elaborazione della morte e la trasformazione del dolore in una esperienza affettiva emozionale della quale fanno parte i riti di sepoltura. Riti che oltre ad essere un atto umanitario (derivato proprio dalla parola “humare”, seppellire, secondo il Giambattista Vico) sono ritenuti dispensatori di pace e conforto all’anima del defunto. È il cosiddetto culto delle anime purganti un rapporto tra vivi e defunti riprodotto in analogia di quello tra adulti e bambini. Da qui l’appellativo “adozione” utilizzato per identificare la scelta di un defunto da ossequiare e con il quale potersi mettere in contatto con il mondo dei più. È proprio ciò che accade nel cimitero delle fontanelle, nel quartiere della Sanità a Napoli. Un ossario con migliaia di crani rinvenuti dalle fosse comuni degli appestati, chiamate proprio in riferimento ai più piccoli, capuzzelle o pezzentelle, piccole mendicanti.
Sono le anime abbandonate di Napoli, teschi senza nome che grazie ai sogni rivelatori dei devoti escono dall’anonimato divenendo oggetto di culto. Un rapporto affettivo che si traduce nella cura e nella pulizia dei resti, che oltre alla purificazione materiale degli oggetti otterrebbe anche quella spirituale.
Un beneficio per l’anima del defunto contraccambiato dallo stesso attraverso il soddisfacimento delle richieste del devoto. Una sorta di scambio che a volte, per la popolarità delle grazie ricevute, può trasformarsi in una sorta di beatificazione del defunto, tale da conferire alla “capuzzella” il soprannome di “capa gloriosa”. Un culto, ovviamente disapprovato dalla Chiesa, che tuttavia attira numerosi visitatori affascinati dall’aria di mistero che pervade i vari cunicoli del cimitero. Ma “Le Fontanelle” non è l’unico luogo dove è possibile respirarla…. quest’aria di mistero. Sono tante le sedi dove è possibile farlo, tanto nei sotterranei quanto sulla superficie della città. Dal “Cristo Velato” nella Cappella di San Severo nel cuore del centro storico, alle catacombe paleocristiane di San Gaudioso. Dalla chiesa seicentesca del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali, alla basilica di San Pietro ad Aram a due passi dalla stazione centrale. Luoghi che sono parte integrante della cultura partenopea, ispiratori di fantasie artistiche e letterarie; come il culto delle anime purganti presente in alcuni scritti di Eduardo de Filippo e di Totò. Un lavoro quello di Marino Niola che ci accompagna nella concretezza di aree rappresentative della cultura popolare di un tempo, della misericordia dei vivi, assordata dal rimbombo del vociare dei visitatori di oggi, disattenti ascoltatori di quell’antico dialogo fatto a volte di silenzi.
CARLO DE CESARE