Un originale intreccio di elementi realistici e paradossali è il tessuto primario del recente romanzo “Apocalysse Napoletana”, di Oretta De Marianis, in cui vengono rappresentati in modo crudo, ma anche con ironia e metafore di vario genere, tutti i guasti e le piaghe della società napoletana contemporanea, con un occhio rivolto in modo particolare al ceto della media ed alta borghesia che vive tra il Vomero, Posillipo e Chiaia.

Molto particolare l’incipit della storia, caratterizzato dall’incursione inattesa e improvvisa di extraterrestri che sotto forma di triangoli luminosi, simili a lingue di fuoco, attraversano il cielo del Vomero in una domenica sera di tarda primavera, mentre nelle strade dell’Arenella si ripete, come ogni fine settimana, il fenomeno della movida. Le prime reazioni dei passanti, ignari e destabilizzati dai bagliori incandescenti che illuminano il cielo sopra di loro, sono ovviamente reazioni di disorientamento e anche di panico, perché il pensiero corre subito al dubbio di un’eruzione del Vesuvio o dell’area Flegrea, o a pericolosi esperimenti dei militari della Nato, fino a quando le indagini della polizia confermeranno che tutto proviene da un’incursione da parte di extraterrestri che decidono di raggiungere Napoli, città un tempo capitale della cultura e della nobiltà e diventata purtroppo negli ultimi decenni ricettacolo, spesso, di malavita e di corruzione. Gli alieni arrivano, dunque, secondo l’intento narrativo dell’autrice, per ripristinare quei valori e quei sentimenti cristiani che si sono andati via via sgretolando, proprio perché, come ribadisce la De Marianis, si è dimenticato ogni senso di pietà umana.

E’ un romanzo intenso, pieno di verità e finzioni, di sicura presa sul lettore, perché ci porta dai quartieri eleganti a quelli più vivaci ed autentici del centro storico, con una mescolanza di piani, di figure e di contesti molto ben raccontati, perché al di là della storia, quello che rende godibile il testo, è l’impianto narrativo della scrittrice che anche questa volta, come nelle precedenti produzioni, conferma la sua prosa scorrevole, priva di fronzoli e di eccessi, ma ricca di dettagli che contribuiscono a rafforzarne la cifra realistica che si coglie nei venticinque capitoli del romanzo.

 

ANNELLA PRISCO