L’otto di dicembre è per tradizione il giorno in cui si prepara l’albero di Natale, ma non per tutti è così, vuoi per consuetudini diverse, vuoi perché subito dopo la festa di halloween il clima natalizio è già un po’ ovunque, e ad anticiparsi sono in tanti. Credo che mai come quest’anno sia forte il desiderio di festeggiare il Natale diversamente dal precedente trascorso in piena pandemia. Un conto alla rovescia iniziato forse già da qualche tempo con il rovistare negli scatoli riposti in cantina, in garage, nel ripostiglio o nel soppalco, per recuperare i vecchi addobbi natalizi con i quali preparare la festa. Quasi un rito che pur rinnovandosi ogni anno ha sempre un sapore diverso. E allora anche quest’anno voglio farvi gli auguri con la penna di Gianni Rodari e con “L’albero dei poveri” che come gli altri scritti dell’autore ha un linguaggio semplice rivolto ai più piccoli, ma che per l’impegno sociale dello scrittore è di fatto un messaggio per gli adulti, ancora pienamente attuale.
Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.
Che strani fiori, che frutti buoni
Oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima proprio sul ramo più alto
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco…….Ma no, ho sognato,
ed ecco adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
ci sono soltanto i fiori del gelo
sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito.
Gianni Rodari
Carlo De Cesare