Pasquale Lubrano Lavadera, è laureato in matematica ed insegna ai suoi alunni a far quadrare teoremi e postulati, tangenti e disequazioni, ma quando stringe fra le mani una penna riesce anche a “giocare” con le parole, fondendo storia, letteratura ed emozioni in un mix meravigliosamente equilibrato.
“Ritrovarsi nella Brasserie Lipp”, Iod Edizioni non è il suo primo lavoro, ha scritto reportage, racconti, raccolte di poesie e saggi. Centro della narrazione di questo suo ultima fatica, il rapporto nato nell’Aprile del 1925 fra Juliette Bertrand, traduttrice francese e lo scrittore nonchè poeta, Marino Moretti di Cesenatico.
Per oltre 50 anni, la giovane parigina ha seguito e trascritto le opere del Moretti, consentendogli di oltrepassare i confini della nostra Italia.
Il romanzo inizia dalla fine. Un telegramma comunica allo scrittore romagnolo, l’improvvisa scomparsa di Juliette, un dolore immenso pervade il suo animo e nel silenzio della sua casa, lentamente Marino Moretti riavvolgerà il nastro della sua esistenza e forse inconsapevolmente realizzerà proprio in quei brevi istanti, quanto quell’amicizia abbia guidato, attraversato, modificato la sua vita.
L’autore gli darà voce, rivelandoci i tormenti, la fragilità e la profondità di un artista alla continua ricerca di conferme e dal bisogno infinito di amore. Il loro rapporto, la collaborazione professionale che anno dopo anno si andrà consolidando, verrà piacevolmente sviluppato in un intreccio di lettere che gelosamente entrambi conservano. Testimonianza concreta di un legame che va oltre l’amicizia ma che nell’amicizia trova la sua massima espressione.
L’onestà morale ed intellettuale di entrambi gli consentirà di superare differenze caratteriali e distanze, trasformando quel sentimento in qualcosa di molto più profondo, completo, unico. L’omosessualità di Marino Moretti, diventerà non più un limite all’amore di Juliette, ma l’opportunità di far nascere e crescere un amore puro, profondo, intenso.
Sono anni difficili: guerra mondiale, persecuzione degli ebrei, povertà, esperienze che segneranno le loro vite. A tratti potranno anche dividerli, renderli fragili, vulnerabili, ma la forza di quell’ “amore” saprà farsi spazio anche fra le macerie di “vite spezzate” e “Credi” differenti.
Il tratto attento e curato dell’autore non si sottrae nemmeno nelle descrizioni dei luoghi, riuscendo a renderli palpabili, reali, visibili. E si scopre così il fascino e la magia di una piccola perla del Mediterraneo, l’isola di Procida, dove Juliette risiederà a lungo e dove imparerà a fermare il tempo, respirarlo ed accoglierlo in tutti i suoi imprevedibili aspetti.
“Le isole sono un po’ magiche e Procida lo è in modo speciale per la sua arsura, per il silenzio, per la massa
compatta di un mare che sembra abbracciarti da ogni parte, per le sue albe soffuse di musica…”
Così quando l’ultima pagina scorre sotto i nostri occhi, ci accorgiamo che non abbiamo solo scoperto le loro esistenze, ma riletto forse anche un po’ le nostre.
Renata Buonaiuto