Maria Sordino nasce e vive a Napoli, non sorprende dunque che il suo primo romanzo “Impronta di caffè”, edito da Il Seme Bianco, sia ambientato proprio in questa città. Dopo aver pubblicato brevi racconti ed aver conseguito innumerevoli riconoscimenti, decide di cimentarsi nella costruzione di un giallo. Quando le parlai, poche settimane prima della pubblicazione mi disse: “Ci ho messo proprio tutto. C’è il morto ammazzato, i possibili moventi, gli indiziati e poi c’è l’insostituibile ispettore capo, questa volta del Commissariato San Paolo di Fuorigrotta, un quartiere un po’ fuori dai consueti itinerari dei noir napoletani .
Sai….penso davvero di non aver dimenticato proprio nulla!”.
Ed invece no, qualcosa l’aveva dimenticato. Non mi aveva detto che fra quelle pagine avrei respirato Napoli, l’avrei vista e talvolta anche riscoperta. Non mi aveva detto che non s’indaga solo un omicidio, ma si scava nell’animo dei protagonisti, nelle loro vite specchio delle nostre esistenze fatte di debolezze paure, false certezze, ipocrisie del viver quotidiano.
Ma leggendolo si troverà anche la caparbietà di chi non vuole rassegnarsi al male di vivere, di chi combatte per un mondo migliore, di chi crede nei sentimenti e nel valore che ancora questi rappresentano. Il tutto raccontato con un linguaggio scorrevole, piacevole a tratti ironico, ma velato di malinconia come sempre accade sulle virtuali tavole del nostro palcoscenico partenopeo. Sono forse i ricordi, quelli nascosti in un “secrétaire” dal cassetto trasparente a lasciarsi trasportare dai profumi di una volta, per accompagnare dolcemente i lettori, lasciandosi dietro ad ogni pagina quell’indelebile…. impronta di caffè.
Renata Buonaiuto