– Ciao mamma, io vado.
La testa di Amedeo fece capolino dalla porta della cucina, il corpo no, quello rimase indietro, come avesse avuto paura di un cambio di direzione, di una nuova decisione. Metà dentro, metà fuori. Ma solo di pensiero, ché di anima era già altrove.
Lei alzò lo sguardo, puntò le mani sul tavolo e si alzò lentamente, misurando i movimenti cauta. Il silenzio la stordì, ricadde seduta. Le sembrò di schiantare.
Amedeo si fece coraggio ed entrò. La sacca in spalla. Tutto ciò che gli serviva lì dentro. Il resto sarebbe venuto dopo. Forse.
– È già ora – la voce le uscì come rifiuto di una contrizione. Due lacrime le rigarono il viso, le lasciò cadere. Gli occhi spalancati su quel nuovo sentire e la coscienza di avere un figlio speciale. Che a parlarne è un conto, ma quando arriva l’ora dell’addio tutto cambia e si fa strano. Diverso.
– Io non ho paura, tranquillo – lo sguardo supplice, il cuore diviso in due tra la soddisfazione e il terrore.
Amedeo le si accovacciò accanto, scavallò il borsone dalla spalla e le mise la testa sulle ginocchia. – Lo so, sei mia madre!
– La mano candida di lei si alzò a mezz’aria. Poi si posò sulla testa ricciuta. – Attento ai pidocchi – sorrise, le dita tra i capelli crespi. – E non ti dimenticare la crema solare, – lo prese in giro. – Sarai pure un nero, ma il sole d’Africa non lo conosci. Il viso s’intenerì, Amedeo sorrise. La sua mamma eccezionale.
– Vado solo a continuare il lavoro fatto da papà.
Il ragazzo si drizzò in piedi. Si abbracciarono stretti. – Aspetta – la donna si allontanò un momento. Ritornò con una fotografia. – Mamma che fai? – Stava armeggiando per toglierla dalla cornice. – Dottor Amadou Toumani Tourè, voglio che la tenga tu – il volto improvvisamente serio. La mano scura del ragazzo le accarezzò la guancia pallida, mentre gli occhi di entrambi cadevano sull’immagine, un medico bianco e la sua corte di bambini di colore che ridevano tra la polvere africana, nudi, ricchi di felicità. Gliela porse, il ragazzo la ripose con cura, poi sulla porta baciò la madre.
– Una vita per le vite – le urlò dalle scale.
– No, la mia vita per le loro vite – sussurrò orgogliosa la madre.