Si guardò intorno. Lasciava tutto in disordine, come al solito: letto disfatto, libri ammonticchiati sul tavolo, tazza della colazione nel lavello.
Controllò di essersi vestita in modo consono.
Prese la borsa, ripassò velocemente ciò che aveva in auto per essere sicura che fosse tutto pronto e chiuse a chiave il portone.
Entrò in auto e guardò l’orologio: le 13 e 17.
“Orario da partenza intelligente!”
Mise in moto, svoltò a sinistra, poi a destra, poi un lungo tratto dritto, di nuovo a destra, rotatoria, terza uscita, rotatoria, di nuovo terza uscita e, infine, girò a sinistra.
Parcheggiò tra una Panda e una Mercedes, “Ben 3 minuti!” pensò, e scese.
Il piazzale del supermercato a un km da casa sua era quasi deserto, a parte due persone che si tenevano distanti tra loro. Lei si mise dietro il secondo, fino a quando il buttadentro le fece cenno di entrare.
Si mise ad osservare il comportamento dei clienti: stavano lì, a scegliere con cura il pomodoro meno ammaccato, l’ananas più matura, l’insalata più fresca… E, appena avvertivano qualcuno nel loro “spazio vitale” (presumibilmente il famoso “metro da DPCM dell’8 marzo 2020”), saltavano via mollando ciò che avevano in mano, non lesinando all’altro un’occhiataccia che voleva intendere contemporaneamente “Stai lontano da me!”
e “Non azzardarti nemmeno a prendere quella melanzana: l’ho vista prima io!”.
In tutto il negozio gente che saltellava per allontanarsi dagli altri, occhiate da sopra le mascherine, stile “Mezzogiorno di fuoco” e tanto silenzio.
Un cliente che stava conversando con l’addetto alla pescheria intralciava il passaggio ad una coppia che, incurante delle restrizioni, era andata fare spesa insieme. E quale modo migliore di scansarlo se non spingerlo con il carrello con violenza?
Avviandosi verso le casse, si rese conto di non aver preso gli ingredienti per il fritto misto.
Tornò indietro, trascinandosi tre buste piene di qualsiasi cosa e maledicendo la brutta abitudine di mangiare. “Forse dovrei diventare respiriana…”. Ma i suoi propositi furono infranti immediatamente alla vista dell’uovo di Pasqua della Galak: “Vabbè, divento respiriana alla prossima pandemia!”.
Tornata in fila alla cassa, si sentì toccare la schiena e si girò, più sorpresa dal contatto che infastidita. L’uomo dietro di lei reggeva un metro di legno da muratore, di quelli che si piegano ogni 20 cm, e lo utilizzava per stare alla giusta distanza: “Mi scusi, è che non so calcolare a occhio quanto sia un metro”.
Lei rise e si vergognò di dirgli che anche lei aveva questo problema e che decideva la distanza da tenere in base agli occhi di chi le stava intorno: se riusciva a capirne il colore, era troppo vicina.
Pagò la spesa e la mise in auto.
Ripartì: sinistra, destra, lungo tratto dritto e poi di nuovo destra. Era più lungo il tempo per fare manovra per parcheggiare che per tornare a casa.
Tornata dentro, poggiò la spesa a terra e, come prima cosa, sbuffò: i piatti erano ancora sporchi, i libri ancora in disordine ed il letto ancora disfatto.
Si tolse il giubbotto, la sciarpa ed il cappello, si spogliò, infilò in lavatrice i vestiti che indossava e se stessa sotto la doccia Dopo essersi asciugata e rivestita, mise a posto la spesa.
No.
Non ci poteva credere.
L’olio.
Per il fritto misto.
Si rivide a fare tutto quello che era appena successo e non ci pensò due volte.
Afferrò il pesce, decretò “Arriveranno tempi migliori”, “State a casa” e “Andrà tutto bene” e lo mise nel freezer, da cui prese una pizza surgelata. “Ciao, sei la prescelta” e la mise in forno (ventilato a 200°).