La maestra ci accarezza solo davanti alle mamme. La maestra attacca il quaderno con gli sbagli sulla schiena, ma a casa non mi credono. Dicono che la mia immaginazione è troppo sviluppata, che rompe la realtà, e che ho lei attaccata dietro la schiena, invece del quaderno con gli sbagli.
Pensavo che tutte le maestre fossero così, ma poi all’inizio della quinta è venuta da noi la supplente Maria. In fondo cosa potevo saperne: prima della supplente Maria, dico.
Lei mi ha chiesto perché avevo gli occhi assenti. Mi sono preoccupata: vuoi vedere che devo portare la giustifica pure per gli occhi? Ho pensato.
Invece no, la supplente Maria mi ha spiegato che gli occhi forse diventano assenti quando vogliono andare a guardare qualcosa di meglio di quello che stanno vedendo in quel momento. Accidenti, ho pensato, questa maestra qua deve avere anche lei un’immaginazione attaccata dietro la schiena. Infatti ho sbirciato, ma non ho visto niente.
Comunque la supplente Maria e io siamo diventate amiche. A volte, anche se si ha poco tempo, si fa amicizia lo stesso.
Una volta sono entrata nel bagno delle maestre a prendere la carta igienica e l’ho vista piangere. Là ho capito cosa significa la storia degli occhi assenti. Mentre piangeva, la supplente Maria aveva occhi che se ne erano andati da un’altra parte, però si vede che non avevano trovato quello che stavano cercando, forse perché proprio sotto gli occhi la maestra aveva un livido blu: probabilmente il blu faceva ombra all’immaginazione, non so.
L’ho fatta abbassare e le ho carezzato la testa.
Lei ha pianto peggio, così ho ritirato la mano. La maestra Maria me l’ha presa di nuovo e l’ha portata dov’era prima, cioè sui capelli suoi.
Non mi ha spiegato perché stava piangendo, ma mi ha detto che tutte le persone hanno imperfezioni. Proprio così ha detto. Bisogna ricordarlo quando ci sentiamo gli unici imperfetti della terra. Ma mi ha detto anche che la mia carezza forse riusciva a salvarla, che se ne sarebbe andata via, lontano.
Per dimostrare che avevo capito il fatto delle imperfezioni, le ho coniugato davanti al naso l’imperfetto del verbo essere pure al congiuntivo, che è molto difficile.
Mi è venuto un dubbio:
La maestra che stai sostituendo non ha imperfezioni?
Oh, sì, ha risposto Maria, la sua imperfezione è il terrore. Il terrore degli scarafaggi.
Poi la supplente Maria se n’è andata in un’altra scuola e pure in un’altra vita: una vita lontana in una città oltre il mare.
Mi è dispiaciuto, ma sono stata anche contenta per lei. Sono certa che nella città lontana non avrà mai più ombre sotto gli occhi.

Catturare uno scarafaggio vivo è stato abbastanza facile, difficile è stato metterlo nella borsa della maestra, quando è tornata in classe con i suoi occhi brutti.
Chissà come sono gli occhi degli scarafaggi.