Sono passati due anni da quando ho capito.
Ho capito che il tuo essere mi stava trascinando, non riuscivo a comprendere perché non potevi mai essere contenta di quello che la vita ti offriva.
D’accordo, ti sentivi invecchiare, ma dal mio punto di vista era una questione fisiologica. Non invecchia solo chi muore prima, e la tua vita di salute, fin pochi anni fa, era invidiabile.
Facevamo fatica, mio padre ed io, a cercare di tirati su. A volte eri così prepotente nel reclamare attenzioni che ci facevi perdere la pazienza. Tutto doveva ruotare attorno a te, il dolore degli altri era poca cosa. Due anni, ma era iniziato già prima. Solamente non ce ne eravamo accorti. Io presa dal lavoro, dalla famiglia, mai un minuto per me stessa. Mio padre sempre pronto ad accontentarti, pur di veder un abbozzo di sorriso. A volte non ce la faceva nemmeno lui, ed alzava la voce come scudo di un’ultima difesa.
All’improvviso la comprensione: non era colpa tua, tra le malattie dell’età questa era la peggiore: la depressione.
Ebbe inizio così un così lungo ed intenso periodo da trascurare il resto.
Eri quasi guarita quando mio padre morì.
Ricordo solo i suoi occhi poco prima di lasciarci, occhi che chiedevano pietà non per lui, ormai stanco, ma per te. E la mia promessa di aiutarti.
Poco alla volta ho ricominciato ad amarti, non solo per la promessa fatta a mio padre, ma perché finalmente avevo capito che non era colpa tua.
Lunghi giorni di dolore nascosto, non dovevo farmi vedere abbattuta. Ma mio padre era tanto per me, e la sua mancanza mi brucia ancora.
Ho imparato ad apprezzarti, anche per piccolissime cose. Ho imparato a preoccuparmi del tuo stato dell’animo, superando il mio ego e sentendomi realizzata quando ti capivo. La vita si è rovesciata: non tu a prenderti cura di una bambina, ma io adulta a prendermi cura di te.
All’improvviso una tragedia ben più grande, per tutti.
La pandemia che costringe tutti a chiudersi in casa. Gli anziani che non devono uscire, non devono avere contatti con la società, con i giovani. La catastrofe.
Ero appena riuscita a farti tornare alla vita, quando avrei dovuto seppellirti di nuovo in casa da sola.
Durante le settimane più oscure non ho potuto abbandonarti a te stessa, chiusa dentro con i tuoi pensieri. Avevo il terrore di vederti ripiombare in quel baratro che ti eri scavata da sola. Sono venuta da te ogni giorno, sfidando i vicini che dal balcone spiavano ogni entrata. Saperti in un certo modo autosufficiente non poteva bastare.
Sei anziana, sì, ma hai ancora diritto ai sentimenti. Hai appena riscoperto che esistono valori nella vita, che non esiste soltanto l’egoismo. Nei lunghi discorsi tra noi, per farti passare il tempo, per farti sentire che il cuore batte per qualcosa di più, ho tirato fuori mille argomenti. E ti ho fatto riscoprire il piacere di vivere, nonostante tutto.
Ce l’abbiamo fatta mamma, adesso puoi uscire, accettare questa fase della tua esistenza ed incontrare di nuovo il mondo.