Mezzo punto col verde petrolio, per ricamare il vestito alla Madonna.
Perché alle sette del mattino, ad Avola, si può ancora stare seduti sul marciapiede a ricamare a mezzopunto l’ennesima tela stampata, che tua madre ti ha rifilato come il gioco più bello da fare in vacanza.
Tanto tu, a 11 anni, non hai altro da fare a quest’ora, solo da ricamare e da aspettare Iano, fuori casa sua, che sta di fronte alla tua.
Ma Iano dorme, chissà se sogna “sciolgo le trecce ai cavalli”, e magari anche te, che ieri sera avete consumato il disco a ballarla, in casa, certo, a 13 anni dove ti portava?
E tu ricami e aspetti il bambino con cui giocavi nnicaredda; che ancora nnichi siete, in fondo, ma voi non lo sapete e vi sentite rannicelli.
Con Iano ci giocavi insieme a Gianni, il figlio di Gnazzina, che abita in fondo alla strada e fa il ragazzo del fornaio, e non ti tira più i capelli davanti alla macchina che sta arrivando con i fari accesi, il primo ricordo nitido della tua vita.
Iano ha gli occhi blù, Gianni, secco e lungo, ha gli occhi scuri.
Iano dorme e tu ricami e aspetti, mentre Gianni prende la bicicletta per andare a travagghiare.
La strada sa di sole pulito, di terra secca, secca come la verità nuda e cruda, e i sandali di tuo padre fanno un rumore anch’esso secco, di suola contro pietra, e la pietra vince alla fine, vince sempre, e la suola cede e si consuma prima della pietra.
Esce per andare a prendere la granita di mandorla, la colazione per tutta la famiglia, Ianuzzo ’o scinziato, in mano una pentolina di alluminio, esce e ti sorride come fanno
gli uomini che hanno faticato per conoscere l’amore e ora, da padri, amano senza difesa.
La granita di mandorle con la brioscia è la colazione, imprescindibile quanto delizioserrima, il dolce e aromatico sentore delle pizzute, che si fonde sotto il morbido calore d’uova e burro, che tu, seduta non sai se sorridi a tuo padre o alla granita che verrà.
E anche Gianni esce, e ti vede seduta, come ogni mattina, fuori da Iano, allo stesso posto di cemento lastricato con le piastrelle verdi, nel punto in cui, artatamente, il marciapiede diventa alto 50 cm, fungendo da comoda seduta per le serate, passate a prendere il fresco e a chiacchierare.
Ti vede e cerca di trovare le parole, ma non ne trova, fruga nella sua testa e nel cuore, ma nemmeno nelle tasche glien’è rimasta una e il tempo stringe… e allora le chiede in
prestito, ma con tanta dignità, e tanta paura, tanta da non poterti guardare in faccia, e spararle in aria a voce alta, come per intimidirti più che colpirti al cuore:”Dammi il tuo amore non chiedermi niente dimmi che hai bisogno di me. Tu sei sempre mia, anche quando vado via, tu sei l’unica donna per me”.
E così spara, spara la sua verità a testa alta e sguardo fisso, dritto avanti a sé come un militare sull’attenti, mentre tu lo guardi e cerchi di capire il senso, e ti pare di vederlo finalmente ranne, al di là delle tue urla e dei fari della macchina che giunge mentre a 3 anni ti tirava i capelli.
Fa caldo ad Avola alle otto del mattino, ma non ancora tanto; chi può dorme, chi va al lavoro scappa e chi aspetta ricama, con la prima dichiarazione d’amore della sua vita che le canta in testa…”.