Questa terribile emergenza ha colto tutti impreparati costringendoci in casa.
Giovanni è partito, come ogni anno a inizio di gennaio, per la penisola indocinese, dove stagionalmente si occupa di una struttura turistica.
All’improvviso è scoppiata l’epidemia di Coronavirus. La Cina è lì vicino e per il Capodanno cinese molti da Wuhan erano andati lì a trascorrere le vacanze sulle isole e nei luoghi turistici. Nel paese il governo militare ha gradualmente proceduto ad una serie di decreti per il distanziamento sociale: scuole chiuse, stato dell’emergenza con il blocco degli spostamenti e multe ai trasgressori. È seguito il lockdown totale. I voli diretti per l’Italia sono stati bloccati e d’altronde aeroporti e aerei pieni sono luoghi a rischio.
Giovanni ha scelto di isolarsi in un bungalow nella giungla abbastanza vicino al mare nella parte meno battuta e più impervia dell’isola in cui già si trovava e si è organizzato, insieme ad un gruppetto di amici italiani, per sfuggire al contagio.
Ciascuno abita in un suo bungalow ma fruiscono di una cucina in comune. Hanno corrente elettrica da un generatore e acqua corrente che perviene da una vena sorgiva che il proprietario dei bungalows ha incanalato. Hanno fittato un fuoristrada con cui, attraverso i sentieri di terra battuta della giungla, a turno raggiungono le botteghe per rifornire il gruppo di provviste. È una delle poche auto che circola sull’isola chiusa ai contatti esterni, tranne che per gli approvvigionamenti. Va detto che fino a questo momento non vi si contano casi infetti.
In loco per fortuna si producono verdure e frutta tropicale in quantità sufficiente e le scorte di riso sono abbondanti. Devono solo tenere a bada le scimmiette ladre che astutamente cercano in tutti i modi di appropriarsi di frutta e alimenti. Non mancano insetti e animali tropicali di vario genere. I sette giovani, tra cui delle ragazze, trascorrono le giornate insieme giocando a scacchi, suonando e raccontandosi storie come nella vicenda introduttiva del Decamerone. Se le cose dovessero precipitare, contano di allestirsi delle minicucine da campeggio individuali.
Questa vita da Robinson sembra venir fuori da un libro o da un film di avventure e invece è quella che Giovanni sta vivendo, con animo leggero e spirito di sopravvivenza.
Non è nuovo a questo genere di esperienze da esploratore e non ha nessuna paura, ma è la prima volta che deve farlo per costrizione e di fronte a un evento catastrofico così globale.
E non si sa fino a quando. Tra qualche tempo comincerà la stagione delle piogge e come farà a circolare quando i percorsi di terra battuta si trasformeranno in fiumi di fango?
Questo è il problema: le molte incognite per il futuro e non sapere quali saranno gli scenari a breve e a lungo termine.
Quando ci rivedremo? È la domanda che mi urge e mi toglie il respiro ma a cui non sappiamo dare risposta.