Il DC 9 decollato da Roma Fiumicino alle 12,05 stava per atterrare all’aeroporto di Cagliari Elmas.
Alessia, che non privilegiava tra i mezzi di trasporto l’aereo, vi era salita a bordo con disinvoltura, con una strana, inesprimibile euforia, come se quel viaggio le dovesse riservare chissà quali emozioni.
L’autista privato di Eddy Martino l’avrebbe attesa all’arrivo dei voli nazionali, secondo gli accordi presi. A tratti il suo cuore accelerava i battiti, a tratti invece ne rallentava il ritmo, perché forse la parte più razionale di lei la portava a riflettere sulla particolarità anche un po’ assurda della situazione nella quale si era volutamente calata, anche con un pizzico d’incoscienza e di follia. Ma Alessia voleva vivere, palpitare, rischiare, amare, sognare, e quello sguardo fisso, manifestatosi attraverso le pagine patinate di un settimanale estivo pareva le volesse garantire tutto questo.
La macchina bleu, guidata dal signor Antonio, autista e fiduciario di Eddy Martino, si allontanava da Cagliari centro per raggiungere la periferia del capoluogo. Dai vetri azzurrati del finestrino posteriore Alessia guardava silenziosa lo spettacolo incantevole, a tratti un po’aspro e severo, del paesaggio isolano scintillante sotto il sole ardente di Ferragosto, mentre una forma di ansia e di curiosità si andava impadronendo sempre più della sua persona.
Di lì a poco si sarebbe finalmente materializzato quel volto umano che in maniera del tutto imprevista e casuale, aveva ribaltato programmi e stati d’animo di una particolare serata di solitudine estiva, catturata dallo sguardo magnetico e penetrante di Eddy Martino, protagonista di un servizio fotografico pubblicato sulle pagine patinate di un rotocalco e che l’aveva spinta a cercare un contatto con lo sconosciuto imprenditore torinese fino ad accettarne l’invito da lui prontamente rivoltole a trascorrere una vacanza in Sardegna.
Eddy Martino l’aspettava davanti al cancello della sua villa stile liberty nascosta tra la vegetazione rigogliosa di un parco privato. Sui bordi maiolicati della piscina a due livelli, i figli dell’imprenditore piemontese assaporavano il piacere della pigrizia estiva, con quell’espressione di vacua beatitudine propria di chi nella vita non ha dovuto impegnarsi granché per assaporare un benessere ostentato ed eccessivo.
Eddy Martino e Alessia Vizzini si salutarono con un saluto che era a metà tra l’interrogativo e il complice.
“Eccomi qui, finalmente ci conosciamo, dopo tante chiacchierate attraverso i nostri cellulari. Sono contento che ti sei decisa a partire. Mi auguro che trascorrerai giornate piacevoli, magari indimenticabili…”
L’espressione e l’intonazione della voce del suo interlocutore esprimevano ad Alessia un certo disagio ed una formalità eccessivamente costruita. Gli chiese, con evidente apprensione:
“Dove sarò alloggiata?”
“Non preoccuparti, mia cara, ti ho riservato una suite allo Sheraton, complesso alberghiero sul mare, a Santa Margherita di Pula, tra i più raffinati e confortevoli dell’isola”.
Ma Alessia percepiva un’atmosfera che se in parte poteva gratificarla, e farle provare il brivido di un’esperienza del tutto insolita, per altri versi era troppo costruita e di facciata, e non si coniugava assolutamente con quel bisogno di calore e di sentimenti veri che l’avevano spinta fin laggiù.
Eddy Martino le appariva da vicino in tutta la sua istrionica megalomania, come un personaggio irreale o forse addirittura inventato, molto superficiale, innamorato soprattutto di sé stesso e del grande benessere nel quale spadroneggiava con spavalderia e disinvoltura.
La settimana trascorsa a Santa Margherita di Pula alternava ore di elettrizzante piacevolezza a momenti di profonda solitudine. I sorrisi eccessivamente ospitali del personale alberghiero dello Sheraton, pronti a riservare ad Alessia le più ricercate attenzioni perché ospite di riguardo, in quanto persona di Eddy Martino, le trasmettevano a volte un sapore edulcorato e irreale, così come eccessive e quasi innaturali le parevano le feste mondane a Carloforte o a Calasetta, le tavolate con granseola e pesce spada nei vari ristoranti della costa, tirando fino a sera tardi, con Eddy Martino che al ritorno, in macchina, maneggiava nevroticamente i suoi tre cellulari, incrociando telefonate a raffica per organizzare i combini del giorno dopo, perché lui di portatili ne aveva tre, quello per gli affari, quello per gli amici, e quello privatissimo, mentre contemporaneamente incalzava con tono imperioso l’autista affinchè schiacciasse di più l’acceleratore per raggiungere Pula in meno di mezz’ora.
La vacanza di Alessia volgeva ormai al termine. Quel giorno un forte vento di maestrale soffiava sulla costa, alzando nugoli di sabbia che rendevano l’aria poco tersa e limpida.
Viaggiavano diretti verso Elmas nell’auto bleu, lei, Eddy Martino e l’autista Antonio, che in tutti quei giorni Alessia aveva sentito quasi più vicino, più affine, e certamente più umano del suo stesso datore di lavoro.
L’aereo per Roma partì puntuale. Alessia, dal posto di finestrino osservava assorta i profili della costa sarda che mano a mano che il velivolo prendeva quota, le apparivano sempre più sfocarti.
Il suo stato d’animo era confuso, frastornato: sorrideva di sè stessa in parte con ironia, ma anche con una punta di amarezza e d’inevitabile tristezza. Ripensava a quello slancio del tutto irrazionale e incontrollato che l’aveva spinta a contattare un uomo appena intravisto tra le pagine di un giornale, ripercorreva con rimpianto i giorni che avevano preceduto la sua partenza per Cagliari, con mille preparativi per rendersi il più possibile gradevole e desiderabile, sollecitata dalle telefonate dall’isola che si erano fatte sempre più pressanti ed incalzanti.
Eddy Martino le aveva dopo tutto offerto una vacanza piacevole, piena di luoghi e ambienti nuovi da esplorare e da scoprire.
La sua galanteria superficiale, istrionica, era espressione di un mondo lontano e diverso da quello in cui Alessia amava muoversi. I loro universi si estendevano e si modulavano su galassie troppo distanti.
La voce dall’altoparlante della hostess che invitava i passeggeri ad allacciare le cinture di sicurezza, le fece intuire che erano in fase di atteraggio, e fu soltanto allora che Alessia prese definitivamente coscienza che la sua vacanza stava proprio giungendo al termine e che Eddy Martino era e sarebbe rimasto per sempre, nel bagaglio più segreto ed intimo del suo vissuto, il protagonista unico di un irripetibile… incontro di carta.