Oggi dopo tanti mesi, ha piovuto. Scrosci veloci e tuoni fuggenti. Era da tempo che non sentivo il rumore della pioggia. I rombi cupi dopo i lampi. Tuoni il cui gorgoglio si perde sempre più in lontananza. Una campana sta suonando nel campanile vicino a casa. Degli uccellini sugli alberi nel parco stanno discutendo. I loro cinguettii entrano dalla finestra. Mi fanno compagnia. La terra sta riposando. Bagnata e dissetata.
Posso sentire lo scorrere del mio sangue nelle arterie, nelle vene. Sento il pulsare del mio cuore. Regolare, calmo e vitale. Sto scrivendo in questo momento di silenzio roboante. L’aria è cambiata. Ha con sé l’odore del mare, della sabbia, dell’erba, dei morti cremati e soli. Ancora c’è luce. Anche se si sta avvicinando l’imbrunire. Momento in cui tutto sarà definito. Dove gli alberi, le case e il cielo sono delineati nitidamente, pronti per una foto. Istantanea ma indissolubile. Vado lontano con il pensiero. Tutti, o quasi tutti, siamo a casa. Prigionieri di noi stessi e degli altri. Destini. Il virus gioca a nascondino con le nostre vite. La televisione non la guardo più. Un inutile guazzabuglio di persone con parole inutili. Uno contro l’altro, senza umanità, senza intelligenza. Ci sono persone che non stanno mangiando. Da giorni. Il lavoro non c’è e forse non ci sarà a breve. Andrà tutto bene! Slogan che ci ha riempito le tasche dei pantaloni rendendole pesanti. State a casa! Agli arresti domiciliari. Conferenze stampa. Bollettini di guerra. Forze dell’ordine al massimo abuso. Sul telefonino mi arrivano video, storie, pareri, vignette. Tutte stupidaggini. Si ha paura quando si è da soli.
Si ha paura di stare in famiglia. Si ha paura e basta. Le cose possono cambiare. Indietro non si tornerà.
Queste le parole che vengono più e più volte dette. Insieme ce la faremo! Ma insieme a chi? Avrei voglia di ballare. Con te. Non vorrei altro. Mi basterebbe per sentirti ancora. Per farmi sentire di nuovo. Momenti di riflessione in questi lunghi mesi. Non ho imparato ugualmente a cucinare. Ho riso. Ho pianto. Ho pensato.
Tanto. Troppo. L’amore deve fare stare bene. Non conosco il mio domani. Quando uscirò le persone saranno cambiate. Più disperate. Più egoiste. Non lo so. Non lo so. La mancanza può essere guarita come una ferita. Verrà attraversata da una poesia. La mia. Userò i colori del mondo. Per rendere meno grigia la mia presenza in questo momento. Non siamo altro che mere comparse. In continuo movimento. Andiamo.
Torniamo. Altre vite. Dalla finestra aperta guardo il cielo. Stellato e finito. Ma il cielo rimarrà. Noi no. Non ci sarà posto. Siamo solo comparse. Tieni stretto il meglio di me. Voglio viverla questa vita. Il mondo aveva il fiato corto. Ha sputato tutto quelle che poteva. Giornate lunghe. Senza i profumi della natura. Un vicino sta cantando dal suo balcone. Vecchie canzoni di cui non conosce il significato. Chiudo la finestra. Il suo rumore mi infastidisce. E’ il momento delle scelte. Il momento di avere tempo per cercare altro tempo ancora.
Forse non mi basterà. Quando aprirai la porta se ci sarò ancora vorrai finalmente ballare con me. Se non ci sarò, lacrime ti riempiranno l’anima e solo allora capirai. Sì solo allora capirai che i limiti sono dentro di noi.
Dentro la valigia dei rimpianti. Torno a stendermi sul divano. E chiudo gli occhi. Sono stanchi. Arrossati. Il pianto non li ha rassicurati. Mi immagino a passeggiare lungo la riva con lo sciabordio del mare che rallegra la mente. Non ho paura: sono viva e continuerò a esserlo. Penserò ad oggi e continuerò a camminare, ritrovandomi…