Stavo cercando del tempo. Mi sono fermata ad una bancarella dove lo vendevano in quarantene. Ne ho acquistate due per sicurezza, nel caso una non fosse bastata. Non l’ho pagata, come molti, perché qualcuno l’aveva già fatto per tutti e a caro prezzo. Meglio così, ho pensato, dovendo arrivare a fine mese con lo stipendio ridotto.

Proprio la settimana scorsa stavo riordinando un cassetto in camera da letto quando ho trovato la mascherina di perline nere che avevo indossata a carnevale.
Che bella festa! Ho sorriso con le labbra scarlatte e salutato tutti con baci e abbracci. Dopo quella sera al telegiornale hanno imposto di indossare un’altra maschera ogni volta che si usciva. Insomma, uscire così conciati per uscirne vivi. Preferivo la prima.

Lungo la via che conduce al supermercato ho visto tanti arcobaleni con la scritta: “Andrà tutto bene”. Certo, ho pensato, per coloro ai quali non fosse già andato tutto male. Cinismo a parte, di una cosa ero certa: non volevo solo uscirne.

La prima quarantena era appena cominciata che già mi sentivo in gabbia ma ero anche grata di una fortuna bella perché io e i miei cari stavamo bene. Come un primitivo che per ore aspetta la preda fuori dalla tana, anch’io mi sono armata di pazienza e rispettosamente accodata dietro una lunga fila di mascherati ma il mio sguardo fiero ero unico. Dopotutto ero in missione: dovevo sfamare la mia
famiglia e non dimenticare di acquistare anche quel detersivo che profuma di buono. Intanto sognavo il beato momento in cui avrei sfilato quei puzzolenti guanti in lattice e indossato il guantone da cucina per provare a fare una torta oppure le lasagne seguendo la ricetta della mamma. Ah, la mamma, chissà se riceverà il libro in tempo per il suo compleanno. Ho provato un senso di pura eccitazione per quel mio primo acquisto online!

La spesa settimanale e le due quarantene erano pesanti, sono arrivata a casa distrutta. Ho disinfettato tutto frettolosamente perché non volevo vivere nel terrore ma con la fiducia nel cuore. A quell’ora il tepore primaverile dei raggi del sole mi stava chiamando sul divano per un abbraccio. Mi ha svegliata la melodia del cellulare e l’istante dopo stavo riempendo di vino un calice per un
aperitivo con gli amici con cui ero andata in vacanza in Croazia. Nonostante fossero rinchiusi nello schermo e con la voce che andava e veniva la distanza era solo apparente. Così quella sera ho riguardato alcune fotografie per rivivere l’emozione di una nuova partenza e ho temuto di aver sporcato di malinconia le mie quarantene che sembravano non finire mai. Invece la magia dei ricordi aveva scacciato la noia e spendere del tempo in quel modo è stato prezioso perché ha colorato di vita il presente e appena tutto questo fosse finito uno di quei paesaggi al tramonto sarebbe diventato uno splendido quadro.

Dopo una settimana, stavo trascorrendo un pomeriggio in terrazza per dedicarmi anche alla cura delle piante e poi ho srotolato il tappetino yoga per fare esercizi con lo stesso entusiasmo con cui avevo srotolato un disco di pasta sfoglia che, adagiato su una teglia, si era lentamente indorato in forno attendendo il glorioso momento della condivisione sui social. Alzandomi per vedere a che punto fosse la cottura ho visto, attraverso la tenda, quello che attendevamo tutti: alcuni mascherati stavano ripopolando le strade. L’ultima quarantena stava calando, forse questa battaglia combattuta dall’interno era terminata e anch’io avevo voglia di respirare di nuovo la libertà ma non volevo solo uscirne. Volevo uscirne da persona migliore.