Si può sognare.
27 marzo 2020,sera.
Anch’io, come tanti e in tutta la terra, in un mondo che s’è fatto deserto: una foresta pietrificata di case e di suoni. Abbiamo congelato le nostre abitudini di incontri, di saluti, di abbracci; relegati, chiusi in casa, ciascuno con sé, complice un virus che impazza indisturbato in tutto il mondo.
Lock-down.
Attraversare i sogni colorati come arcobaleno, tinti di cobalto, dell’azzurro più intenso. Rifugio e sorriso. Al di là dell’argomento “sogno” un insieme che supera valli e monti, inciampi e paure.
Si può sognare sempre, un privilegio saperlo fare.
E la televisione trasmette immagini come filtrate nei colori sfumati: un uomo vestito di bianco, stanco e affaticato, sotto la pioggia battente e sferzante, carico di dolore e sofferenza, ma anche di speranza…
eccolo attraversare la piazza deserta dove il colonnato di Bernini abbraccia il vuoto… sale verso un altare: il Crocifisso che liberò dalla peste il popolo di Roma e una statua della Vergine, salute del popolo romano.
“ tutti sulla stessa barca, impauriti e smarriti, come i discepoli del Vangelo, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”…
Ho immaginato di trovarmi sul Lago di Tiberiade: sono sul Lago di Tiberiade.
La barca è tutta per noi…il comandante fa sciogliere gli ormeggi, partiamo…viene issato il tricolore e sul silenzio lacustre incombe e rimbomba il nostro inno nazionale: un fremito, italiani del nord e del sud, mano destra sul cuore, ci sentiamo fratelli.
“Maestro non ti curi che noi periamo? Lui era a poppa dormendo sul cuscino. E, risvegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: taci e chiudi la bocca! E cadde il vento e fu grande bonaccia. E disse loro: perché siete paurosi così? Come non avete fede?”
Continuo ad essere sul Lago, il lago di Gesù.
Sono qui, e non in luoghi magari conosciuti da sempre, crocevia di cicaleccio di saccenteria e persino di odio.
Ammaliati dall’acqua e incantati dal paesaggio, attoniti, non osiamo fiatare, in ascolto dei nostri pensieri… La riva si è fatta lontana, dobbiamo essere al centro del lago, la barca adesso è ferma, nessun rullio, solo ritmico sciabordio dell’acqua sotto la chiglia…
Mi smarrisco… dream state.
Sono ripartito o sono nel regno della pace, della concordia, della gratuita generosità?
Stimolato dal desiderio di pensare… sperare che tutto passi e che il “negativo modo di vivere o di non vivere” di un tempo trascorso si muti in pentimento, riflessione, con il solo desiderio di essere migliori e di non possedere la bacchetta magica verso tutti e tutto, credendo in noi come certezza del possibile!
Sul Lago prego che il possibile cominci prima di tutto da noi: sulla riva, tra giunchi e sterpagli, insabbiata giace ogni saccenteria di sorta!
Sono sempre e ancora sul Lago di Tiberiade. Posso ancora sperare.

“È vecchio. Curvo e sfinito
roso dagli anni e dagli abusi,
a passi lenti imbocca il vicolo.
Eppure, appena a casa, dove cela il suo stato
e i molti anni, ecco gli viene fatto di pensare
al ruolo che svolge tra i giovani.
Perché vi sono dei giovani che adesso
recitano i suoi versi, in occhi vividi
passano le sue visioni.
(Constantinos Kavafis – Cinquantacinque Poesie – Giulio Einaudi Editore-1968)